Siria, le ‘mani’ di Washington sul conflitto: ribelli descrivono i campi di addestramento in Qatar sponsorizzati dagli USA | VIETATO PARLAREVIETATO PARLARE

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Cosa se non una guerra degli USA per procura? Ecco altre prove:

Di Luca Lampugnani | 27.05.2014  fonte International Business Timess

Se ancora servisse prova del coinvolgimento Statunitense nell’attuale protrarsi della crisi siriana, un documentario prodotto da FRONTLINE che sarà trasmesso dalla PBS potrebbe fugare ogni dubbio. Nel filmato, anticipa la Public Broadcasting Service stessa, alcuni ribelli al regime di Bashar al-Assad descrivono infatti le fasi del loro addestramento tra la Turchia e il Qatar, realtà che sembra essere fortemente sponsorizzata da Washington.

“Ci hanno addestrati a tendere imboscate ai veicoli e agli uomini del regime, così come a recuperare informazioni, armi e munizioni. Inoltre ci hanno addestrati su come finire i soldati ancora in vita dopo un agguato”, ha detto Hussein, uno dei miliziani intervistati.

“Ci hanno addestrati a tendere imboscate ai veicoli e agli uomini del regime, così come a recuperare informazioni, armi e munizioni. Inoltre ci hanno addestrati su come finire i soldati ancora in vita dopo un agguato”

Prima di cominciare con l’addestramento vero e proprio, però, i ribelli viaggiano dai campi di battaglia siriani verso la Turchia (il comandante di una unità di combattenti racconta di aver portato molti suoi uomini ad Ankara), dove subiscono pressanti interrogatori da parte di non meglio identificati militari, ritenuti dai ribelli membri della CIA – ne il Pentagono ne tanto meno gli 007 USA hanno voluto commentare quanto riportato nel documentario di FRONTLINE, scrive la PBS.

Agli insorti – ovviamente si parla di anti-Assad ‘moderati’, non certo delle fazioni Qaediste o in generale terroristiche presenti in Siria -, sostiene il già citato comandante, vengono fatte domande relative alla loro appartenenza politica e all’unità stessa.

Terminata questa fase, i miliziani vengono trasportati in aereo verso un campo di addestramento in Qatar, per concludere poi la formazione in una struttura che, sempre stando ai racconti, doveva essere non lontana dal confine con l’Arabia Saudita. Il già citato Hussein, il cui nome non è stato riportato per intero, ha affermato di aver passato nel campo almeno tre settimane, lasso di tempo in cui lui e i suoi compagni sono stati formati nell’utilizzo di armi – anche sofisticate – e nelle tecniche di combattimento, ricevendo inoltre uniformi e stivali.

Ufficialmente, però, Washington non prevede aiuti ‘letali’ agli insorti. Il rischio reale che armi e rifornimenti militari finiscano nelle ‘mani sbagliate’ è infatti troppo alto e troppo spaventoso. Dopo il mancato intervento dell’estate scorsa, dovuto anche ad una certa contrarietà degli americani stanchi di guerre interminabili sul modello Afghanistan e Iraq, sulla carta dagli USA arrivano, o dovrebbero arrivare, solo rifornimenti alimentari, di abbigliamento e di primo soccorso.

Eppure alcuni recenti video diffusi da varie fazioni degli anti-Damasco sembrano sconfessare questa realtà. In cinque diversi filmanti, riporta la PBS, sono chiaramente visibili infatti i ribelli armeggiare con missili anticarro TOW (Tube-launched Optically-tracked Wire-guided) di fabbricazione Statunitense – secondo alcuni esperti questi sarebbero arrivati agli insorti tramite l’Arabia Saudita, ma difficilmente la monarchia del Golfo avrebbe potuto fornirli senza il ‘via libera’ della Casa Bianca.

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