Siria, mistero intorno ai vescovi rapiti

Risultano ancora nelle mani dei loro rapitori i vescovi ortodossi Gregorios Youhanna Ibrahim, vescovo di rito greco di Aleppo, e Paulos al-Yazij, vescovo di rito siriaco di Aleppo e Alessandretta. I due presuli sono stati sequestrati da uomini armati lo scorso 22 aprile, mentre viaggiavano in auto diretti verso Aleppo. L’autista, un diacono, è stato ucciso dai rapitori. Incerta l’identificazione del gruppo dei sequestratori: l’agenzia libanese Ani ha chiamato in causa le brigate islamiste del Fronte al Nusra, mentre secondo i ribelli dell’Esercito libera siriano i responsabili sarebbero uomini del regime di Assad.

La pista del terrorismo islamico non sembra irrealistica. Di recente, il vescovo Ibrahim aveva denunciato i misfatti compiuti ad Aleppo dai gruppi ribelli più violenti: «I cristiani sono stati attaccati e rapiti in modi mostruosi – aveva dichiarato all’agenzia Reuters lo scorso settembre – e i loro parenti hanno dovuto pagare ingenti somme di denaro per la loro liberazione». Secondo AsiaNews, i due vescovi stavano trattando da almeno due mesi il rilascio di due sacerdoti, uno armeno cattolico, Michel Kayyal e uno greco ortodosso, Maher Mahfouz, sequestrati ad Aleppo da miliziani islamisti e ancora nelle mani dei rapitori, nonostante fosse già stato pagato il riscatto.

Il giorno dopo il rapimento si era diffusa la voce del rilascio dei prigionieri, confermato dall’Ong francese L’Oeuvre d’Orient e poi della Reuters, sulla base di una presunta dichiarazione del patriarca di Damasco. Ma dal patriarcato greco ortodosso di Antiochia era giunta in serata la smentita, dopo  diverse richieste di chiarimento.  Il 26 aprile il portavoce della Chiesa siro-ortodossa ha riferito della telefonata del presidente turco Abdullah Gül, ai quali ha garantito l’impegno della Turchia per il loro rilascio.

Numerosi gli appelli per la liberazione dei presuli, da quello di papa Francesco lanciato nell’udienza generale del 24 aprile, a quello del patriarca di Mosca, Cirillo, che in un comunicato ufficiale si è rivolto al presidente russo Vladimir Putin invocando la sua mediazione. Il patriarca di Antiochia per i greco ortodossi, Giovanni X, ha inoltrato una lettera pastorale a tutti i fedeli del Medio Oriente: «Noi non abbiamo paura di colui che adotta la violenza, poiché siamo figli della resurrezione – ha scritto esortandoli a reagire cristianamente a ciò che accade in Siria -. Il fatto di essere vittima di uccisione, di rapimento, […], non diminuisce la nostra volontà di conservare la nostra cittadinanza comune, la convivenza, l’adesione alle nostre patrie e la richiesta della verità e della giustizia per le nostre terre».

«Tra Sant’Egidio e i vescovi Gregorios e Paulos c’è un’amicizia che dura dall’incontro di Assisi del 1986 – riferisce a Popoli Alberto Quattrucci, responsabile del dialogo per la Comunità, che parla di «rapporto molto fruttuoso nel campo del dialogo interreligioso e dell’ecumenismo» con i vescovi ancora in mano ai rapitori. «Con Gregorios ci siamo visti l’ultima volta a Kyoto nell’agosto 2012 – ricorda Quattrucci – in quell’occasione tenne un ottimo discorso sul dialogo davanti a un pubblico buddhista». Dopo la delusione per la falsa notizia del rilascio, si aspetta che il loro rilascio sia un segno di distensione per le comunità cristiane sempre più schiacciate nel conflitto siriano.

Gabriel Louisetti

Fonte: Siria, mistero intorno ai vescovi rapiti.

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