Siria, una impasse inquietante « Libertà e Persona

di Gianandrea Gaiani

L’impasse che caratterizza la crisi siriana sembra ormai estendersi dal piano militare a quello politico, una situazione probabilmente impossibile da sbloccare senza un intervento esterno e dominata da ambiguità e incertezze. Sul campo di battaglia nulla è cambiato negli ultimi mesi se non alcuni dettagli forse non trascurabili. Le truppe governative sono sempre troppo forti per essere sconfitte dai ribelli ma non così forti da poter schiacciare la rivolta e riconquistare i territori perduti. Tra le diverse milizie che combattono il regime crescono per capacità, armamenti moderni, addestramento e successi conseguiti sul campo i qaedisti del Fronte al-Nusra e composte in parte da veterani della guerra in Iraq.

Il rischio è che questi gruppi assumano la leadership della rivolta grazie ai finanziamenti e alle armi provenienti dalle monarchie del Golfo Persico e soprattutto dal Qatar che ha appena stanziato 100 milioni di dollari per la causa siriana, ufficialmente per assistere la popolazione. Per evitare che i jihadisti prendano il sopravvento scalzando i gruppi di ribelli “moderati” (si fa per dire, tra questi sono considerati anche i Fratelli Musulmani), “qualcuno” sta facendo affluire agli altri movimenti armi moderne prodotte in Croazia, sempre di tipo portatile e leggero, comunque non in grado di rovesciare gli equilibri in campo nel confronto con le truppe di Assad. Una situazione che riflette le ambiguità degli Stati Uniti e dell’Europa, schierati da quasi due anni al fianco dei ribelli siriani ma riluttanti a intervenire come fecero in Libia, e timorosi che eventuali forniture di armi possano finire nelle mani degli islamisti o possano consentire loro di mettere le mani sui depositi di armi chimiche di Assad, il cui impiego in azioni terroristiche sarebbe devastante.

Per protestare contro l’inazione della comunità internazionale il principale organismo politico che raggruppa molte sigle della rivolta, la Coalizione Nazionale Siriana, ha annunciato che non parteciperà all’incontro del Gruppo di alto livello in programma giovedì a Roma: un summit organizzato dalla Farnesina che vedrà la presenza del neo segretario di Stato americano, John Kerry, e al quale era atteso anche il capo della coalizione, Ahmed Moaz al-Khatib. La Coalizione ha spiegato che non parteciperà ai prossimi meeting in Italia, Russia e Usa per protesta contro la “vergognosa” mancata condanna internazionale dei “crimini commessi contro il popolo siriano”. Secondo il comunicato “il silenzio internazionale sui crimini commessi ogni giorno contro il nostro popolo equivale all’aver partecipato a due anni di omicidi” e conclude con un attacco a Mosca: “Riteniamo i leader russi, in particolare, moralmente e politicamente responsabili perché continuano a sostenere il regime di Damasco con le armi”.

Cliccare sul link per continuare a leggere: Siria, una impasse inquietante « Libertà e Persona.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.