Spaemann: senza fini che vita è? | Cultura | www.avvenire.it

«Fini naturali. Storia & riscoperta del pensiero teleologico» il saggio di Robert Spaemann edito da Ares (pagine 464, euro 19,50) viene presentato oggi a Roma, nell’aula magna Giovanni Paolo II della Pontificia Università della Santa Croce (piazza Sant’Apollinare, 49), alle ore 17. Sarà l’occasione per riflettere sull’intero percorso di studio del grande filosofo tedesco. Apre l’incontro il cardinale Camillo Ruini, cui seguiranno il rettore monsignor Luis Romera, i sociologi Sergio Belardinelli e Leonardo Allodi, mentre le conclusioni saranno dello stesso Spaemann.

«Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al perché». Il famoso frammento che Friedrich Nietzsche scriveva sul finire dell’800 fotografava il disorientamento di fronte a un mondo in cui venivano meno i valori tradizionali, tra cui, in filosofia, la caduta verticale del finalismo o teleologia, per usare il termine introdotto oltre un secolo prima da Christian Wolff. L’idea per cui nella comprensione del mondo abbiamo bisogno non solo della dinamica causa-effetto, ma anche della domanda sul fine per cui qualcosa viene fatto o è considerato buono. Nel ’900 si è intonato da più parti il de profundis per la teleologia, con un azzardo che più passa il tempo, più si rivela tale. A dimostrare come e perché sia avvenuto l’oscuramento della teleologia, a partire dal tardo medioevo, e come sia possibile oggi un suo recupero, aveva dedicato un corso universitario tra il 1976 e il 1977 Robert Spaemann. Da quelle lezioni, trascritte dall’allievo Reinhard Löw e poi rielaborate, uscì nel 1981 il libro Die Frage Wozu (La questione del perché), che in una nuova edizione del 2005 ha preso il titolo di Natürliche Ziele (Fini naturali, che esce a giorni in libreria per le edizioni Ares. Si tratta di un’opera poderosa per ampiezza dell’analisi storica, da Platone all’epistemologia della scienza contemporanea, e per acribia polemica. Sicuramente il capolavoro di Spaemann, oggi il maggior filosofo cattolico di lingua tedesca, anche se la definizione non gli piace. Preferisce definirsi un filosofo che contemporaneamente è cattolico.

Coetaneo del Papa, per la cronaca, è nato da genitori convertiti : il padre, rimasto vedovo, fu anche ordinato sacerdote.
Professore, cos’è in pillole la teleologia?
«Con teleologia intendiamo l’interpretazione dei processi dal punto di vista della loro finalità. Quando uno entra in un ristorante e ci si chiede il perché, la risposta è: per mangiare qualcosa. C’è naturalmente anche una spiegazione intermedia di tipo materiale, di cui si è occupato già Socrate. Alla domanda rivolta a Socrate sul perché non evade dal carcere, la sua riposta è: perché le mie gambe non si muovono oltre. La risposta al perché non si muovono oltre è: perché io voglio rimanere qui. In questo caso la spiegazione scientifica sarebbe invece la descrizione della contrazione dei muscoli: solo la metà della realtà».
Allargare il nostro concetto di ragione. È un richiamo che Benedetto XVI ha fatto diverse volte, in primis nel discorso di Ratisbona del 2006. Il recupero della teleologia è una via per questo obiettivo?
«Io non direi che la teleologia è la via e l’allargamento della ragione è il fine. Piuttosto che questo allargamento ha come conseguenza la riabilitazione della riflessione teleologica. Alla domanda perché uno entra in un ristorante, non è solo ragionevole rispondere perché le sue gambe lo portano lì, ma anche affermare che ciò avviene perché c’è un fine: mangiare qualcosa. È ragionevole prendere atto di ciò e del fatto che, limitandosi alla causalità, non si ha una descrizione completa della reale».

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