Temi etici, dalle urne le contraddizioni Usa | Mondo | www.avvenire.it

Finora nessun referendum che aveva chiesto direttamente agli elettori se volevano o no definire legalmente un «matrimonio» l’unione affettiva di due persone dello stesso sesso aveva portato al successo dell’agenda gay. Nei sei Stati (Massachusetts, Iowa, Vermont, Connecticut, New Hampshire, New York) dove finora si sono celebrate le nozze civili fra due uomini o due donne, l’ordinamento era stato cambiato dai Parlamenti locali.

La novità uscita martedì dalle urne sembrerebbe dunque epocale. Ma, come fa notare O. Carter Snead, docente di legge all’Università cattolica di Notre Dame in Indiana, gli Stati che hanno creato il precedente, Maine, Maryland e, se la conta finale dei voti lo confermerà, Washington, sono noti come liberal. Maine e Maryland in particolare sono due pezzi dell’angolo democratico di Nord-est dove il movimento per i diritti dei gay è nato ed è più forte.

Ancora più significativamente, Robert George, docente di giurisprudenza a Princeton, legge i referendum come il segno della prossima svalutazione della famiglia tradizionale negli Stati Uniti. L’autore del libro «Che cosa è il matrimonio?» vi vede piuttosto la pubblica espressione di un dibattito in corso che, a suo dire, è meglio avvenga alla luce del sole e a livello statale. «In questo modo la conversazione non potrà essere tacciata – spiega George – come una disputa fra bigotti da una parte e pervertiti dall’altra. Sarà invece un dibattito fra persone ragionevoli e di buona volontà sulla natura della più basilare unità della nostra società. Questa conversazione nazionale non deve essere conclusa brutalmente da una legge federale che legalizzi il matrimonio gay, bensì deve portare allo scoperto gli argomenti delle due parti e, soprattutto, come difendono razionalmente la loro risposta alla questione fondamentale, senza la quale non si può parlare di riconoscimento legale né di giustizia: Che cos’è il matrimonio?».

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