THAILANDIA I cattolici ricordano il beato p. Kitbamrung, sacerdote e martire della Chiesa thai – Asia News

di Weena Kowitwanij
Egli è morto nel 1944 durante le persecuzioni contro i cristiani, percepiti come “religione straniera” ai tempi del colonialismo. Arrestato con l’accusa di fomentare la rivolta, viene condannato a 15 anni di carcere. Muore di tubercolosi in cella; negli anni di carcere avvia al battesimo almeno 66 persone.

Bangkok (AsiaNews) – Fra le grandi figure della Chiesa locale, i cattolici ricordano con particolare venerazione p. Nicholas Bunkerd Kitbamrung, meglio noto come p. Benedikto Chunkim, primo sacerdote martire della moderna Thailandia. Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 5 marzo 2000, con una solenne cerimonia in piazza San Pietro. Prete diocesano nato il 31 gennaio 1895, egli è morto il 12 gennaio del 1944 durante il quinquennio caratterizzato dagli attacchi contro la minoranza cristiana nell’ex regno di Siam (1940-1944), percepita come “religione straniera” ed equiparata al colonialismo francese. Un periodo contraddistinto dall’uccisione di sacerdoti, dalla chiusura di scuole e chiese cattoliche.

All’epoca la fede buddista era tutt’uno con l’essere cittadino thai e i cattolici erano spesso considerati “i parassiti” del grande albero della Thailandia, di cui era necessario “sbarazzarsene”. Una conferma arriva dalle testimonianze e dai racconti di persone che hanno lavorato a stretto contatto con p. Nicholas, attivo fra le comunità della provincia nord-orientale di Nakhon Ratchasima.

Fra questi vi è il rev. Moris Meunier, missionario Mep, che ha condiviso la missione col primo martire della storia thai. “A quei tempi – racconta il sacerdote di origini francesi – la persecuzione nelle comunità del Nord era meno grave rispetto a quella che si incontrava nel centro della Thailandia, in particolar modo a Phitsanulok [città 300 km a nord circa di Bangkok]”. Nell’area, aggiunge il missionario, i cattolici erano “così impauriti” da “seppellire sottoterra i rosari” per non essere scoperti.

E ancora Chandee Wapeso, cattolico anch’egli appartenente alla comunità di Nakhon Ratchasima, riferisce che “ai tempi della persecuzione i funzionari di polizia e i capi villaggio facevano irruzione in chiesa e minacciavano i cattolici, perché denunciassero [e ripudiassero] la loro fede”. P. Nicholas Bunkerd Kitbamrung dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale – il 24 gennaio 1926 nella cattedrale dell’Assunta a Bangkok – si è sempre battuto per la libertà di culto e il diritto dei cristiani a professare la loro fede.

Una battaglia che gli è valsa l’accusa di collaborazionismo con i francesi, di difesa del colonialismo e di invito alla rivolta dei cittadini contro il governo. Per queste accuse, sebbene prive di fondamento, il sacerdote thai viene arrestato il 12 gennaio 1941, all’interno dei locali della parrocchia di Santa Teresa e incarcerato con l’accusa di essere una spia della Francia. Processato per “ribellione contro il regno”, egli viene condannato a 15 anni di prigione nel carcere di Bang Khwang, a Bangkok.

Il sacerdote thai muore in cella tre anni più tardi, nel 1944, di tubercolosi. Nel tempo trascorso in prigione egli continua la propria opera missionaria, avviando alla fede e battezzando almeno 66 persone. Mons. Rene-Marie-Joseph Perros, missionario Mep e vicario apostolico di Bangkok dal 1947 al 1952, ha tumulato le sue spoglie in una cripta sotto l’altare centrale della cattedrale dell’Assunta. Nel 1992 i cattolici della capitale hanno promosso la causa di beatificazione, dando il via al processo che si è concluso nel 2000 con la proclamazione in piazza San Pietro.

Fra le altre testimonianze che confermano la santità di vita e la scelta di fede compiuta dal sacerdote thai vi è anche quella di suor Cecelia Sunee Suparsri, che ha visitato più volte p. Kitbamrung nei tre anni di prigionia. “Durante gli anni di persecuzione anti-cristiana, i funzionari di polizia e gli amministratori ci spingevano dietro minaccia a rinunciare alla nostra fede. Dicevano che era ‘illegale’ essere cattolici. Sono arrivati a chiudere diverse chiese per molti mesi” e ai sacerdoti era proibito celebrare la messa. P. Kitbamrung ha voluto lottare per la libertà religiosa e ha pagato con la vita il suo impegno e la sua testimonianza missionaria.

Oggi in Thailandia la maggioranza dei cittadini, circa il 95%, professa il buddismo, il 3% circa è di fede musulmana, lo 0,5% cristiani (protestanti e cattolici hanno più o meno la stessa percentuale), insieme ad altri gruppi e fedi minori.

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