Troppi i medici obiettori. L’Italia non garantisce il diritto all’aborto

Aumentano gli obiettori. In molti casi, soprattutto nel Sud Italia, il servizio di interruzione della gravidanza è messo a rischio dalla mancanza di personale. A Bari l’unico non obiettore va in vacanza e tutto si blocca.
Ma l’obiezione di coscienza è a rischio. Già nell’agosto del 2011 la Planned Parenthood (e chi altro?) aveva denunciato l’Italia per inadeguatezza dell’applicazione della 194 al Comitato Europeo per i Diritti Sociali. Pochi giorni fa la CGIL ha annunciato un ricorso che farà leva su un altro punto: l’obiezione di coscienza discrimina i non obiettori, che così sono costretti ad un surplus di lavoro.
E mentre la Corte Costituzionale ha riproposto meno di un anno fa l’idea che l’embrione debba essere protetto come soggetto giuridico, i gruppi pro-choiche corrono ai ripari parlando di “cultura del bilanciamento dei diritti fondamentali”.
La situazione potrebbe però di nuovo cambiare in fretta. In Puglia è in corso la riforma dei consultori, che prevede una presenza minima garantita di non obiettori. L’Aied (Associazione italiana per l’educazione demografica) l’ha definita un “esempio di buona sanità” e promuove l’estensione a tutte le strutture ospedaliere.

***
30 gennaio 2013
Aborto: l’Italia, record di obiettori e i richiami del Consiglio d’Europa
In Italia i medici non obiettori sono ormai pochissimi e, a giudicare dai dati del Ministero della Salute, in via d’estinzione.

Degli aghi in un gigantesco pagliaio. Napoli, il ginecologo non obiettore del Policlinico Federico II muore: impossibile praticare interruzioni di gravidanza per due settimane. Bari, va in ferie l’unico medico non obiettore: sospesa la somministrazione della RU194 e disattivato il numero verde per le informazioni e la prenotazione di visite.

In Italia i medici non obiettori sono ormai pochissimi e, a giudicare dai dati del Ministero della Salute, in via d’estinzione. I ginecologi obiettori sono passati dal 58,7% nel 2005, al 70,5% nel 2007, e arrivano al 70,7% nel 2009, stabilizzandosi intorno a questa quota negli anni successivi e raggiungendo picchi dell’80% nelle regioni meridionali. Ancora più allarmanti i dati relativi agli ospedali pubblici, la Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Applicazione della Legge 194/78) denuncia che, nel Lazio, i ginecologi obiettori sono ormai oltre il 91%.

In assenza di personale medico disponibile, i pochi medici non obiettori, a prescindere dalle proprie specializzazioni, finiscono per vedere il loro lavoro ridursi all’interruzione volontaria della gravidanza, diventando l’unica risorsa per garantire i servizi stabiliti con la legge 194/78. Non solo, sembra siano vittime di un vero e proprio mobbing, con discriminazioni in termini di retribuzione e carriera rispetto ai colleghi obiettori. Su queste basi poggia il reclamo presentato al Comitato Europeo per i Diritti Sociali dalla CGIL, annunciato in questi giorni dall’ANSA, che denuncia violazioni in ambito di diritto del lavoro, in particolare del diritto ad eque condizioni e alla dignità sul posto di lavoro. Se la notizia venisse confermata, si tratterebbe del secondo reclamo presentato sullo stesso tema ad un organo sovranazionale, contro un’Italia che sembra sottrarsi alle proprie responsabilità.

Andiamo con ordine. Di fronte ai dati del Ministero, lascia perplessi l’enfasi posta nel parere del Comitato Nazionale di Bioetica, diffuso lo scorso luglio, in difesa della libertà di non adempiere comandi contrari alla propria coscienza.

L’eccessiva cautela del CNB, non giustificata dai fatti e riducibile ad una risposta alla campagna di sensibilizzazione “Il buon medico non obietta” promossa dalla Consulta di Bioetica, ha pericolosamente oscurato la portata di altri passaggi dello stesso documento, in cui afferma che “L’obiezione di coscienza in bioetica deve essere disciplinata in modo tale da non discriminare né gli obiettori né i non obiettori e quindi non far gravare sugli uni o sugli altri, in via esclusiva, servizi particolarmente gravosi o poco qualificanti”. Il collegamento è immediato: è così che le ferie del medico di Bari finiscono per implicare la sospensione temporanea degli interventi e delle visite. L’esercizio del diritto garantito all’OdC non deve portare all’impossibilità di fatto di accedere ai servizi di interruzione volontaria della gravidanza, stabiliti dalla legge sulla base della tutela del diritto fondamentale alla salute psichica e fisica della donna. Il CNB suggerisce, quindi, “un’organizzazione delle mansioni e del reclutamento, negli ambiti della bioetica in cui l’obiezione di coscienza viene esercitata, che può prevedere forme di mobilità del personale e di reclutamento differenziato atti a equilibrare, sulla base dei dati disponibili, il numero degli obiettori e dei non obiettori.”

Cliccare sul link per continuare a leggere: Troppi i medici obiettori. L’Italia non garantisce il diritto all’aborto | No Cristianofobia – Osservatorio sulla Cristianofobia nel mondo.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.