TUNISIA/ Ecco le lobby che “manovrano” gli assalti dei salafiti

Infuriati per un quadro intitolato “Allah” che ritraeva alcune formiche, un gruppo di salafiti tunisini ha assalito con bombe molotov l’Istituto Superiore di Belle Arti, scatenando poi disordini nel resto del Paese. In tutta risposta, il ministro della Cultura, Mehdi Mabrouk, pur difendendo la creatività artistica, ha dichiarato che la mostra non rispettava i valori dell’Islam e poteva essere considerata una “provocazione artistica”. La vicenda è avvenuta il 10 giugno scorso, ma gli echi polemici della vicenda non si sono ancora sopiti, in quanto mettono in discussione i risultati raggiunti dalla Primavera araba nel Paese da cui ha avuto origine. Un artista tunisino i cui quadri sono stati distrutti dai salafiti ha dichiarato all’AFP: “Quando ho ascoltato le dichiarazioni del governo mi sono sentito come se fossi sotto processo per la mia libertà, ma non mi potessi difendere in alcun modo. E’ come se mi avessero tagliato le mani. Sono così arrabbiato e contrariato”. Ne parliamo con Giacomo Fiaschi, imprenditore italiano da 12 anni a Tunisi dove svolge anche il ruolo di consulente politico di Ennhada, il partito di maggioranza relativa in Parlamento.

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