UE, sui diritti gay imposto il voto senza dibattito

di Niccolò Fede

Come ci si aspettava, il voto sulla relazione Lunacek, che imporrebbe una tabella di marcia per promuovere l’agenda Lgbt (Lesbiche, gay, bisex, trans), è stato inserito nell’agenda del Parlamento europeo per martedì 4 febbraio. La novità è che non è previsto alcun dibattito: in generale non essendo vincolanti, questi lavori dell’assemblea di Strasburgo lasciano il tempo che trovano. Tuttavia questo progetto di risoluzione sta trovando sul suo cammino una straordinaria ed inattesa opposizione da parte dell’opinione pubblica. Sarebbe stato normale, dunque, che un dibattito precedesse il voto, a causa della grande delicatezza del tema in questione: un atto ufficiale del Parlamento europeo che faccia una serie di rivendicazioni sulla base della discussa teoria del genere non può passare inosservato.

Allora, qual è la classica strategia usata dalle lobby anti-famiglia? Soffocare il dissenso, mettere a tacere le voci discordi, evitare occasioni di dibattito, ridicolizzare coloro che si oppongono. E’ proprio quello che sta avvenendo in questi giorni in Europa. Come ogni ideologia, l’omosessualismo rende ciechi ed impedisce di vedere la realtà. Una realtà composta da centinaia e centinaia di cittadini che scrivono agli eurodeputati proprio come avvenne in occasione del voto sulla Relazione Estrela. Sono state avviate una decina di petizioni online, che ad oggi arrivano già a 130mila adesioni (cliccare qui per aderire). Un’apposita pagina Facebook di opposizione è stata aperta. I deputati, molti dei quali saranno candidati alle prossime europee di maggio, si sono accorti che i loro elettori li stanno a guardare.

Il fronte pro-Lunacek inizia a vacillare. A differenza della sua collega Estrela, questa eurodeputata austriaca sembra avere, tuttavia, non poco sostegno nelle fila del Partito Popolare Europeo (PPE): in prima fila gli scandinavi ed i francesi, con il silenzio complice degli altri e la sorprendente militanza LGBT di un’eurodeputata del partito nazionalista maltese, Roberta Metsola. Intervistata da una televisione belga, quest’ultima ha chiaramente affermato che l’idea è di fare «fronte comune per essere sicuri che gli Stati membri dell’UE siano incoraggiati dalla Commissione, e talvolta finanche forzati, a garantire che le leggi» contro l’omofobia siano le stesse in tutta Europa. Come poi la stessa politica maltese giustifichi queste sue posizioni di fronte al suo numeroso elettorato cattolico e come possa conciliarle (nella stessa intervista) con l’idea di sussidiarietà, resta un mistero… Nel frattempo è stata anche lanciata una petizione in sostegno della Lunacek, che ad oggi ha raggiunto il ridicolo numero di 200 firme… Un’ulteriore dimostrazione della distanza dalla realtà e della mancanza di sostegno popolare di cui gode la lobby LGBT.

Una proposta di risoluzione alternativa a quella della Lunacek è stata depositata dal Gruppo Europa, Democrazia e Libertà (EFD). Si tratta di un testo chiaro e molto equilibrato. Se approvato, potrà sostituire il progetto delle lobby omosessualiste, proprio come avvenne in occasione del voto su Estrela, quando una risoluzione alternativa del PPE fece decadere il progetto degli abortisti. Questo testo alternativo invita ad agire perché tutti i cittadini, non solo alcuni, «possano godere pienamente di tutti i diritti fondamentali».

Votare contro questo testo sarà molto difficile per i sostenitori della Lunacek. Significherebbe negare ufficialmente la necessità di un equilibro tra il «diritto alle pari opportunità e gli altri diritti fondamentali». Invece, votare a favore di questo testo significherà impedire che la Relazione Lunacek diventi la parola ufficiale dell’UE, evitando che essa si faccia garante dei diritti di pochi, contro il bene comune. Per questo domenica 2 febbraio a Piazza Farnese a Roma la Manif pour Tous, come in tante altre città d’Europa, dirà un forte no a queste strategie antifamiglia, per il bene dell’Europa.

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