Un grande matematico parla della Verità

Tutti gli anni al Meeting di Rimini c’è un certo spazio dedicato alla scienza e agli scienziati. Quest’anno è prevista una mostra dedicata a Jérôme Lejeune, il genetista francese e servo di Dio, che si giocò il premio Nobel con le sue battaglie in difesa della vita nascente. Nella mostra, raccontano gli organizzatori, “viene ripercorsa la sua formazione scientifica nel contesto delle conoscenze biomediche del suo tempo e vengono introdotte alcune nozioni-base. Viene quindi descritta la sua attività scientifica, il suo approccio alla ricerca e le sue scoperte: in particolare, come è arrivato a dimostrare nel 1958 il nesso tra sindrome di Down e trisomia 21. Lejeune è un ricercatore ma è anche un medico, in particolare medico pediatrico: la sua posizione, e quindi lo scopo della sua ricerca scientifica, è conoscere per curare; e curare significa prendersi cura della persona. Si introducono esempi di come la ricerca genetica abbia reso possibile curare alcune sindromi ereditarie e, proprio a partire dalla testimonianza di Lejeune, dell’importanza per il malato di un contesto umano anche nei casi dove non ci siano progressi…”.

Se quest’anno è la volta di un insigne uomo di scienza che non c’è più, e cui i pro life italiani sono molto affezionati, tre anni orsono il protagonista fu invece un grande matematico vivente: il francese Laurent Lafforgue, professore all’Institut des hautes études scientifiques, e vincitore della massima onorificenza nel campo matematico, la Medaglia Fields (2002).

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