Un’armonia tra le differenze

«La finalità del dialogo tra le religioni, almeno per la Chiesa cattolica, non è il raggiungimento di una qualche unità, che sia una “super-religione” o una verità, una sapienza, oltre le religioni storiche. Non si possono mettere da parte le nostre convinzioni. Soprattutto non può essere negata o ridimensionata la mediazione salvifica universale di Cristo».

Nostra intervista a monsignor Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei.

Le religioni possono unire, ma anche dividere. Quali le scelte della Chiesa cattolica italiana per favorire un incontro tra religioni, nel rispetto reciproco?

Certamente, le religioni possono essere fattore di unità, o – meglio – di integrazione e di armonia, o essere elementi che giocano a favore del conflitto. Spesso il conflitto è di altra natura: anche questo lo insegna la storia. Il conflitto può essere politico, economico, etnico, sociale. La religione a volte è piuttosto utilizzata, strumentalizzata, anche se non è la causa del conflitto. Qui c’è la responsabilità degli uomini di religione di non farsi strumenti della contrapposizione e della violenza. Perché nessuna guerra è santa. È responsabilità di tutte le religioni quella di delegittimare la guerra e il conflitto, la violenza insomma, e di lavorare per la pace.

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