«Università cattoliche, non diluite la dottrina morale»

di Massimo Introvigne

Il 30 gennaio Papa Francesco ha ricevuto in udienza il consiglio direttivo dell’Università americana di Notre Dame, nell’Indiana. Chi ha familiarità con il mondo cattolico americano sa che non si tratta di un’istituzione qualunque, ma del cuore stesso dell’America cattolica. È considerata la più grande università cattolica del mondo. Il campus, impressionante, consta di ben 136 edifici. I miei lettori più affezionati ricorderanno qualche mia intervista con il grande filosofo e romanziere Ralph McInerny (1929-2010), il creatore del personaggio di Padre Dowling, un prete detective che è un po’ il don Matteo americano, protagonista anche lui di una fortunata serie televisiva.

McInerny aveva dedicato la vita a Notre Dame, che è anche lo scenario di diversi suoi romanzi, ma non temeva di opporsi alla sua università quando gli sembrava troppo «moderata» e desiderosa di non avere grane su temi come l’aborto e le unioni omosessuali. Nel 2009 McInerny fu tra i protagonisti dell’opposizione di un gruppo di professori e studenti di Notre Dame alla concessione della laurea honoris causa al presidente Obama, proprio per le sue posizioni in materia di aborto e omosessualità.

Queste polemiche sono continuate fino ad oggi e hanno raggiunto il culmine nello scorso ottobre, quando l’università ha deciso – come tanti altri atenei americani, fra cui alcuni cattolici – di celebrare ufficialmente anche lei il National Coming Out Day, fissato per l’11 ottobre, cioè il giorno in cui nelle scuole, nelle università e in altri luoghi pubblici persone la cui identità sessuale non era nota ai loro amici e conoscenti si rivelano pubblicamente come omosessuali, tra feste e applausi generali. La celebrazione annuale, inventata da attivisti LGBT nel 1988, è oggi fortemente sponsorizzata dall’amministrazione Obama, ma per la verità aveva già ricevuto riconoscimenti ufficiali dalla precedente amministrazione Bush. Notre Dame aveva celebrato il National Coming Out Day in maniera discreta e «non ufficiale» dal 2007, ma nel 2013 la celebrazione è stata pubblica e pubblicizzata, con il patrocinio aperto delle autorità accademiche, il che ha scatenato le critiche di media e organizzazioni cattoliche, e anche di  alcuni vescovi.

C’era dunque attesa negli Stati Uniti per il discorso che Papa Francesco avrebbe rivolto ai dirigenti dell’antico e prestigioso ateneo. Il Papa non ha deluso le aspettative. Non ha parlato d’altro, ma ha sottolineato con vigore l’obbligo per le università cattoliche di insegnare con le parole e con i fatti la dottrina morale della Chiesa, criticando chi cerca di «diluire» l’identità cattolica di queste istituzioni.

L’apertura di un centro di Notre Dame a Roma è stata occasione per puntualizzare il legame obbligatorio che un’università cattolica deve mantenere con la Santa Sede. «Sono fiducioso – ha detto il Pontefice – che il nuovo Centro contribuirà alla missione dell’Università, mettendo in contatto gli studenti con l’unicità delle ricchezze storiche, culturali e spirituali della Città Eterna, e aprendo le loro menti e i loro cuori alla mirabile continuità tra la fede dei santi Pietro e Paolo, quella dei confessori e martiri di ogni epoca, e la fede cattolica trasmessa loro nelle famiglie, nelle scuole e nelle parrocchie».

Un’università cattolica, ha spiegato il Papa, deve formare gli studenti «nell’armonia tra fede e ragione e nel perseguimento della verità e della rettitudine». Oggi poi le università cattoliche non vivono isolate dal resto del mondo educativo, ed esercitano la loro missione anche «aiutando e rafforzando l’insegnamento cattolico nella scuola elementare e secondaria».

Per fare tutto questo in modo efficace, occorre che un’università cattolica sia cattolica. Il carattere cattolico e  missionario, ha detto il Pontefice, «ha bisogno di rendersi evidente nella vita delle persone e nel lavoro di ciascuna istituzione ecclesiale». Le università cattoliche «per loro stessa natura, sono impegnate a mostrare l’armonia tra fede e ragione e a mettere in evidenza la rilevanza del messaggio cristiano per una vita umana vissuta in pienezza ed autenticità».

Se però vogliono diffondere il messaggio cristiano autentico, oggi – ha affermato Papa Francesco – «è essenziale una coraggiosa testimonianza delle università cattoliche nei confronti dell’insegnamento morale della Chiesa e della difesa della libertà di sostenere tali insegnamenti, in quanto proclamati con autorità dal magistero dei Pastori, precisamente nelle e attraverso le istituzioni formative della Chiesa». Il Papa auspica «che l’Università Notre Dame continui ad offrire la sua indispensabile ed inequivocabile testimonianza a questo aspetto della sua fondamentale identità cattolica, specialmente di fronte ai tentativi, da qualsiasi parte essi provengano, di diluirla. E questo è importante: l’identità propria, come è stata voluta dall’inizio. Difenderla, conservarla, farla andare avanti!».

Sui media americani è già partita la caccia alle interpretazioni: chi cerca di «diluire» l’identità cattolica di Notre Dame? Chi nega la sua «libertà», e la libertà della Chiesa in genere, di diffondere il suo «insegnamento morale»? Molti hanno pensato anzitutto a Obama, cui l’università ha fatto causa, insieme ad altre istituzioni, non volendo pagare le spese per i suoi dipendenti che intendono abortire, come invece impone la riforma sanitaria del presidente americano. Altri hanno ricordato le polemiche in materia di National Coming Out Day, e il discusso ruolo del Centro per le Relazioni di Genere di Notre Dame, il cui mandato sarebbe quello di assistere gli studenti in difficoltà, compresi quelli che si dichiarano omosessuali, in modo «coerente con la dottrina della Chiesa», ma il cui «piano pastorale», più che al «Catechismo» cattolico, sembra ispirato al famoso «Love is Love», «l’amore è sempre amore (e va sempre bene)» del presidente Obama.

Il Papa, denunciando «i tentativi, da qualunque parte provengano» di diluire la dottrina cattolica e l’identità cristiana dell’università, ha certamente tenuto conto degli attacchi sia esterni sia interni che minacciano la natura cattolica dell’ateneo. I suoi rilievi non valgono solo per Notre Dame. In questi giorni mi trovo negli Stati Uniti, e posso misurare lo stupore di certi media. Il Papa simpatico, quello con l’immagine che campeggia sulla copertina di «Rolling Stone», nel dibattito fra chi vuole «diluire» l’identità cattolica di Notre Dame – e della Chiesa americana in genere – e chi vuole mantenerla, ha preso posizione. E forse non la posizione che certa stampa si aspettava.

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