Untouchable? | Libertà e Persona

 

 

Touchable! L’avanzata legislativa abortista è come il comunismo, se combattuta si può arrestare e costringere ad arretrare. Il governo spagnolo guidato dal partito popolare ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale portandolo a conquistare la maggioranza assoluta in parlamento: modificare in senso restrittivo la legge sull’aborto del 2010 varata dal socialista Zapatero. Nel testo che si appresta ad essere votato dal parlamento l’aborto è consentito nelle prime 12 settimane in caso di stupro ed entro le prime 22 settimane di gestazione in caso di “rischio rilevante e duraturo” per la salute fisica o psichica della madre o in caso di pericolo per la vita.

Il rischio per la salute dovrà essere motivato mediante relazione da due medici distinti che praticano l’aborto specializzati nella patologia che genera la decisione. Dopo tale valutazione la madre riceverà un verbale da parte di un collaboratore del sistema pubblico sulle alternative all’aborto con obbligo di attendere almeno 7 giorni per riflettere sulla decisione. I medici che hanno effettuato la valutazione della madre non potranno prestare servizio nello stesso centro dove verrà effettuato l’aborto. Quando il pericolo per la salute psichica della madre sia causato da una “anomalia fetale incompatibile con la vita” sarà necessaria una relazione medica sulla madre e sul feto, sempre quando si dimostrino gli altri requisiti. Se l’anomalia incompatibile con la vita non si era potuto individuarla clinicamente “con una diagnosi certa” entro le prime 22 settimane di gestazione, l’aborto potrà essere praticato successivamente purché siano soddisfatti gli stessi requisiti.

È consentita l’obiezione di coscienza per tutti i professionisti sanitari che partecipano o collaborano nel processo di interruzione di gravidanza (diagnostico e attuativo). Il professionista dovrà comunicarlo per scritto al direttore del centro entro cinque giorni dall’assunzione. Tale comunicazione sarà riservata e confidenziale. L’esercizio di questo diritto che non ammette modulazioni, potrà essere modificato in ogni momento.

Si proibisce la pubblicità delle cliniche che effettuano gli aborti. Per i minori è prevista la partecipazione di chi esercita la patria potestà. Per le violazioni, non le donne, ma i medici saranno sanzionati penalmente. Questo in estrema sintesi lo scheletro della nuova legge spagnola.

Non si può certamente affermare che si tratti di una legge proibizionista, antiaborista, pro-life; a ben vedere il testo presenta moltissime similitudini rispetto alla legge italiana, quelle che le ministre abortiste di casa nostra hanno definito una “legge saggia”. Eppure, pur con queste doverose premesse, perché questa legge ha un suo valore nello scacchiere geopolitico per la difesa della vita innocente? Perché truppe sgarrupate dell’abortismo libertario sbraitano e sbavano imbestialite nelle piazze di Madrid? Diversamente dalla legge italiana il pericolo per la salute della donna non può essere auto-dichiarato, ma c’è bisogno di un certificato medico redatto da due medici distinti specialisti della materia.

Non siamo così ingenui da non immaginare le multiformi scappatoie, a partire da quella offerta dall’evanescenza propria della definizione di salute ancor oggi propinataci dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tuttavia la legge spagnola stabilisce un “no” almeno formale, se non sostanziale, all’abortismo libertario, spacciato dalla signora Estrela e dai sodali abortisti come un diritto umano. La legge stabilisce inoltre che qualsiasi operatore sanitario ha il diritto all’obiezione di coscienza, un diritto quanto più ampio perché non può essere sindacato, limitato e che è esteso non solo all’atto abortivo, ma ad ogni intervento ad esso collegabile. Si tratta di una bastonata nei denti dei Moriscos secondo cui “el buen doctor no se opone”.

Con Zapatero gli spagnoli erano conciati peggio di noi ed ora, dopo questa riforma, sono messi solo un pizzico meno peggio di noi. Se in terra spagnola si può osare, se un ex sandinista può rendere l’aborto illegale in Salvador, significa che sì, si può fare, questa guerra in difesa del più povero ed indifeso si può combatterla e vincerla. Bisogna battersi in ogni settore dell’esperienza umana, bisogna contendere ai nemici ogni palmo di terreno, non dobbiamo dare loro respiro, devono sapere che non ci arrenderemo mai, devono sapere che se noi falliremo, altri dopo di noi verranno ed arriverà un giorno in cui qualcuno di questi solleverà la corona della vittoria.

Fonte: Untouchable? | Libertà e Persona.

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