USA/ Un antidoto contro l’eutanasia

Andrea Staiti – mercoledì 7 novembre 2012

Mi è capitato di ascoltare una trasmissione in radio dedicata all’acceso dibattito sulle politiche di fine vita correntemente in atto negli Stati Uniti. L’ospite era una delle consulenti dell’associazione Compassion and Choices (Compassione e scelte), la quale offre assistenza e informazione ai malati terminali che desiderano affrettare il proprio decesso. In tre stati americani, l’Oregon, il Montana e lo stato di Washington, l’eutanasia è stata legalizzata e associazioni come Compassion and Choices sono molto attive nell’offrire consulenza a malati e familiari. Questi devono infatti passare per una complessa trafila burocratica prima di ottenere la prescrizione della dose letale, in genere di barbiturici, che il paziente assumerà a casa propria o in clinica. In tutti gli altri stati Compassion and Choices cerca per ora di suggerire agli interessati opzioni di fine vita legalmente accettabili, pazientando finché altri Death with Dignity Act (questo è il nome dato alla legge nell’Oregon) vengano varati.

Penso di avere raramente sentito pronunciare la parola compassione così tante volte all’interno di un unico discorso. È una parola della quale tendo a diffidare, considerando la storia piuttosto torbida alle sue spalle. Secondo Rousseau, padre dell’illuminismo francese, la compassione reciproca sarebbe sufficiente, allo stato di natura, per garantire una convivenza pacifica tra gli esseri umani, senza bisogno che questi vengano gravati del peso dell’etica o della teologia. Di lì a poco nel nome della compassione si sarebbe inventata la ghigliottina.

In ogni caso, ho trovato particolarmente rilevante un dato riferito dall’ospite radiofonica: la quasi totalità dei pazienti terminali che chiedono la morte non lo fa perché non riesce più a tollerare il dolore fisico. Le cause addotte sono principalmente tre e in quest’ordine: l’impossibilità di praticare le attività piacevoli che si potevano praticare prima della malattia, come andare in vacanza, giocare con i nipotini o anche solo passeggiare al parco; la frustrazione dovuta al fatto di non essere autonomi; la sensazione di avere perso la propria dignità.

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