Vent’anni di illusioni sull’islamismo

di Daniel Pipes su ICN-News del 02/06/2012) Le grandi linee della politica del governo degli Stati Uniti, di ogni altro governo e dell’establishment in generale verso l’islamismo sono state fissate il 2 giugno 1992, quando il vicesegretario di Stato per gli affari dell’Asia del Sud e del Vicino Oriente Edward P. Djerejian pronunciò un importante discorso, “Gli Stati Uniti e il Medio Oriente in un mondo in cambiamento”, alla Meridian House International, a Washington, DC.

Dopo qualche frase di circostanza sul crollo dell’Unione Sovietica, sulla guerra del Kuwait e sul conflitto arabo-israeliano, Djerejian ha pronunciato quella che è stata definita “la prima dichiarazione importante del governo americano sull’Islam fondamentalista” e, in poco più di 400 parole, egli ha disegnato una politica che è stata perseguita con forte coerenza nel corso dei successivi venti anni.

Djerejian ha cominciato col notare che “il ruolo della religione [in Medio Oriente] è diventato più manifesto e molta attenzione è stata riservata a un fenomeno etichettato in vario modo come Islam politico, rinascita islamica o fondamentalismo islamico”. Egli ha elogiato l’Islam come “una delle grandi religioni del mondo”, pur notando che il suo retaggio culturale “è ricco nell’ambito delle scienze, delle arti, ed è altresì ricco di cultura e di tolleranza verso il giudaismo e il cristianesimo”. Djerejian ha poi analizzato il movimento islamista:

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