VERONA, SABATO 21 SETTEMBRE 2013. CONVEGNO SUL GENDER. BREVI CONSIDERAZIONI SULL’IMMORTALITÀ DEL SESSANTOTTO – di Michele Majno.

di Michele Majno

ADERIAMO ALL’APPELLO PER FERMARE LA PROPOSTA DI LEGGE CONTRO L’OMOFOBIA

cvvrIeri ero a Verona, per il Convegno “La teoria del gender: per l’uomo o contro l’uomo?”, che si è tenuto nel bellissimo Palazzo della Gran Guardia, in piazza Bra.

Non scrivo queste due righe per riportarvi gli interventi dei relatori. Appunti e registrazioni vanno riordinati, e magari arriveranno prima gli Atti del Convegno. Piuttosto mi interessa soffermarmi su alcuni fatti che potremmo classificare come folkloristici, ma che a ben guardare sono di una gravità non lieve.

Premessa. Da diversi giorni si era scatenato il tam-tam sul convegno “omofobo”, sull’attentato alla democrazia, sul clima di “odio”, “intolleranza”, insomma su tutto il solito bagaglio. Va detto subito che chi conosce gli organizzatori del Convegno, e in particolare mi riferisco ad Alberto Zelger e a Virginia Coda Nunziante, non può non sorridere immaginandoli come gonfi di odio e intolleranza. Direi che le interviste rilasciate da entrambi, e che potrete leggere o ascoltare cliccando sui loro nomi, sono al proposito chiare.

I relatori del Convegno (guardate il programma) erano docenti di varie discipline e medici. Hanno portato il loro saluto il Vescovo di Verona, Mons. Giuseppe Zenti, e il Sindaco, Flavio Tosi. Ci tengo a sottolineare queste cose, perché sia ben chiaro che il convegno era una cosa seria, di alto livello.

Naturalmente, poiché siamo in democrazia, a tutti è garantito di poter esprimere il dissenso. E qui casca l’asino, perché c’è una netta differenza da fare tra “esprimere il dissenso” e protestare per il fatto stesso che agli “avversari” sia concesso di organizzare un convegno. Qui ricaschiamo in quella malattia, inguaribile, a quanto pare, che si chiama sessantotto. Chi ne è affetto si auto-attribuisce il diritto di giudicare chi sia degno di parlare e chi no, chi sia portatore di elevati valori di democrazia e libertà e chi no. Così accade che per garantire l’elementare diritto di svolgere un convegno sia necessario schierare sulla pubblica piazza un contingente di carabinieri e agenti di polizia.

Il convegno, e qui è il caso di ringraziare sia gli organizzatori (e i generosi volontari che li hanno affiancati) sia i tutori dell’ordine, si è svolto senza incidenti, con un pubblico attento e numeroso (nell’atrio di ingresso era stato allestito un maxi-schermo, che ha permesso la partecipazione dei molti che non hanno potuto accedere alla sala superiore, rapidamente riempita in tutti gli ordini di posti). Nello stesso atrio di ingresso, a un tavolino venivano distribuiti i tesserini per accedere alla sala del convegno (gli organizzatori avevano avvisato da giorni di registrarsi, via telefono o via mail). A un altro tavolo venivano rilasciati i tesserini di ingresso per la stampa. Inoltre un banchetto offriva in vendita diversi libri.

Il convegno, come dicevo si è svolto regolarmente. Pochi e isolati schiamazzi (di cui pochi si sono accorti) al piano terra e un episodio “all’italiana” al piano superiore, dove un parlamentare grillino voleva entrare, nonostante i posti in sala fossero ormai esauriti, con la sua “magica” tessera di deputato. Purtroppo il Paese del “Lei non sa chi sono io” è duro a morire. Giustamente non gli è stato consentito entrare. Quando una sala è completamente occupata, le più elementari norme di sicurezza vietano ulteriori ingressi. Presumo che abbia seguito il convegno al maxi-schermo, come molti altri.

Circa 120 – 150 (e non 500, come scrive L’Arena) persone, mantenute al limite della piazza dagli agenti dell’ordine, manifestavano. Non discuto il loro diritto a manifestare contro le opinioni espresse nel convegno; a parte il fatto che tanti di loro avrebbero potuto partecipare e magari avrebbero avuto l’occasione di imparare qualcosa e di porre delle domande,  a parte il fatto che non ho capito la frase scritta nella già citata “Arena”, per cui i manifestanti sarebbero stati più “allegri” dei convegnisti (garantisco che non ho visto nessuno lugubre o lacrimante…), a parte tutto ciò, contesto invece la loro pretesa di manifestare “contro il convegno”. No, cari signori, qui non ci siamo. Non siete d’accordo con noi? Benissimo. Non siete d’accordo sul fatto che noi ci si riunisca in convegno? Ma allora, scusate, la minaccia alla libertà da dove proviene? Dai convegnisti o da chi avrebbe voluto impedire lo svolgimento stesso del convegno?

Suvvia, non facciamo i bambini, cerchiamo di essere sinceri.

E poi, guardiamo un attimo in faccia la realtà delle cose. Al Convegno hanno partecipato docenti di alto livello, alla contro-manifestazione abbiamo visto, per la milionesima volta, il solito apparato: cartelli con slogan, di grande profondità intellettuale: vedi dalle foto (clicca sulle foto sotto riportate). Se la summa del pensiero dei difensori strenui della libertà si riassume in slogan tipo “lotta dura contro natura” oppure “è contro natura la castità, non l’omosessualità”, francamente le differenze si rimarcano.

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Da una parte abbiamo studiosi di chiara fama che spiegano e argomentano, dall’altra parte abbiamo gli slogan e gli argomenti sostenuti solo a colpi di slogan e visetti colorati con le strisce arcobaleno. Oh, sia ben chiaro, ognuno faccia ciò che più lo diverte, ma le differenze ci sono, eccome.

Stiamo attenti: grazie alla sonnolenza del mondo cattolico i portatori di fiere opinioni che, con tragica monotonia, sono sempre incentrare in zona inguinale, e paraggi, hanno comunque fatto tanta tanta strada. Potremmo fregarcene, se non ci fosse il piccolo particolare per cui gli intellettuali inguinalisti vogliono anche giudicare chi è degno di parlare e chi no, e vogliono sanzionare i dissidenti.

Se non è questo l’avvenire a cui aspiriamo, ricordiamoci che la legge contro l’omofobia, con il suo spaventoso potenziale totalitario, non è ancora approvata. C’è il passaggio al Senato e c’è la nostra libera voce di uomini che amano la libertà, che sia davvero per tutti, nel rispetto di tutti.

Fonte: VERONA, SABATO 21 SETTEMBRE 2013. CONVEGNO SUL GENDER. BREVI CONSIDERAZIONI SULL’IMMORTALITÀ DEL SESSANTOTTO – di Michele Majno..

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