Vescovi senza papa. La via cinese allo scisma

Ordinato in Cina un altro vescovo senza l’approvazione papale. Le autorità di Pechino insistono nel creare una Chiesa indipendente da Roma. La diplomazia vaticana nel buio

di Sandro Magister

ROMA, 9 luglio 2012 – Mentre il cammino di riconciliazione tra la Chiesa cattolica e la Società Sacerdotale San Pio X fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre rischia di fallire proprio in vista del traguardo, su un altro fronte, quello della Cina, c’è un altro scisma che si fa ogni giorno più incombente.

Il 6 luglio, a Harbin, capoluogo della provincia settentrionale dello Heilongjiang, con quasi 10 milioni di abitanti, è stato ordinato illecitamente un vescovo privo del mandato del papa.

Lo hanno ordinato cinque vescovi che fino a quel momento erano in comunione con Roma, ma che con ciò sono incorsi anch’essi nella scomunica, aggiungendosi allo stuolo dei vescovi cinesi in stato di scisma.

L’ordinazione illecita a Harbin era annunciata da mesi. Negli ultimi due anni altre tre ordinazioni episcopali illecite erano avvenute a Chengde, Leshan (vedi foto) e Shantou. A imporle è l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, un’organismo creato e strettamente controllato del partito comunista, col fine di costituire una Chiesa nazionale indipendente da Roma.

Per far ciò, le autorità comuniste obbligano a partecipare alle ordinazioni illecite non solo i vescovi già in stato di scisma con Roma, ma anche alcuni vescovi legittimi, costringendo anche questi a rompere con il papa.

A chi di questi si pente, oppure mostra di aver ceduto per costrizione, Roma revoca la scomunica. Ma non sempre la posizione di ciascuno appare chiara. E ciò aumenta la confusione e i conflitti tra il clero, i fedeli e gli stessi vescovi.

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