Voto cattolico e poteri forti

I cattolici che si riunirono a Todi nel settembre dell’anno scorso, con la benedizione dei loro referenti all’interno delle gerarchie ecclesiastiche, diedero il loro appoggio all’esperienza del Governo Monti. Alcuni di loro, come Passera, Ornaghi, Riccardi, furono chiamati anche alla responsabilità di Ministeri importanti: lo Sviluppo economico, i Beni Culturali, la Cooperazione. Traccia della loro opera di governo non c’è. Nonostante questo, e forse proprio per questa ragione, si sono attrezzati ancora meglio per sostenere il Primo Ministro, loro candidato anche per la prossima legislatura.

Riccardi, in particolare, insieme a Olivero, presidente delle Acli, e Bonanni, leader della Cisl, ha promosso lo “sforzo” di Montezemolo per creare la “stampella” partitica di Monti, con buona pace del Presidente della Repubblica, che ammonisce Monti di non candidarsi, ma nello stesso tempo ne tesse le lodi. I “futuristi”, attorno a Montezemolo, rivolgendosi ai cattolici con un documento programmatico intriso solo di materialismo e di ragionamenti economistici – basta leggerlo – chiedono di fortificare l’attività di un Governo che mostra completo disinteresse ai bisogni reali dei cittadini, attento com’è solo ai sacrifici imposti dall’Europa dominata dalle banche e dai mercati finanziari.

In questo contesto, c’è da chiedersi che cosa faranno i cattolici alle prossime elezioni, con le quali inizierà una legislatura nella quale i temi eticamente sensibili – scomparsi dal dibattito pubblico in questa fase – torneranno ad essere in primo piano

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