Mons. Grgić spiega che nella società del nord Europa c’è molto interesse per la fede e per la spiritualità, ma che le enormi distanze ostacolano la trasmissione della fede
di mons. Berislav Grgić
CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 14 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito il discorso di S.E.R. Mons. Berislav Grgić, Vescovo Prelato di Tromsø (Norvegia), alla Nona Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi (13 ottobre 2012).
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Nei paesi nordici – Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia – la Chiesa cattolica è una piccola minoranza e quindi non ha né i vantaggi né gli svantaggi che si riscontrano spesso nelle regioni in cui il cattolicesimo è tradizionale e/o prevalente.
Malgrado la sua limitata rilevanza, sotto il profilo numerico e sociale, la nostra è tuttavia una Chiesa in crescita. Vengono costruite o acquistate nuove chiese, istituite nuove parrocchie, vengono ad aggiungersi riti non latini, il numero delle conversioni e dei battesimi adulti è relativamente alto, non mancano le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, il numero dei battesimi supera di gran lunga quello dei decessi e di quanti abbandonano la Chiesa, e la presenza alla Messa domenicale è abbastanza alta.
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