ZENIT – Malala, la bambina che sfida i talebani

La barbarie di coloro che vogliono negare il diritto alla scuola alle bambine

di Valentina Colombo

ROMA, venerdì 12 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Prima voleva diventare un medico, poi ha cambiato idea e ha deciso che da grande si darà alla politica. “Un politico può cambiare la propria nazione. Ci sono molte crisi… e io voglio salvare la mia nazione”. Così parlava nel 2009 la pakistana Malala Yousafzai, allora undicenne.
Malala, nata nella vallata dello Swat, zona definita la Svizzera del Pakistan per via della bellezza della natura, è figlia di un dirigente di una scuola per sole bambine. Dal 2008 l’area in cui è nata viene occupata dai talebani che impongono non solo la barba lunga agli uomini, la segregazione delle donne, la flagellazione e la decapitazione degli oppositori, ma anche la chiusura di circa 200 scuole, la maggior parte delle quali per bambine.
Da quel momento la piccola Malala diventa il simbolo dei bambini dello Swat e del Pakistan che rivendicano il diritto di studiare e ricevere un’istruzione. Nel 2011 il governo pakistano le ha conferito un premio nazionale per la pace per il suo impegno.
Ebbene, il 10 ottobre scorso mentre Malala stava salendo sullo scuolabus è stata avvicinata da uno sconosciuto che le ha sparato alla testa e al collo. La piccola è ancora in pericolo di vita. Nonostante la vallata dello Swat sia attualmente ritornata sotto il controllo dell’esercito pakistano, i talebani agiscono ancora. E sono proprio loro ad avere rivendicato l’attentato contro Malala. Il portavoce dei talebani Ahsanullah Ahsan ha dichiarato: “[Malala] è un nuovo capitolo di oscenità, cui bisognava porre fine. E’ per questo motivo che abbiamo deciso questo attacco.”

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