Illudersi, però, che i terroristi stiano tutti e solo su Internet, sarebbe un errore fatale. Ad affermarlo, è Samuel Laurent, consulente internazionale ed autore del libro L’État islamique: «E’ falso – ha dichiarato, intervistato dal periodico on line La Dépêche – Oggi fa tutto capo alle moschee, che pullulano di elementi salafiti, indipendentemente dal fatto che l’imam sia dei “loro” o meno. Il reclutamento non è virtuale, avviene anzi nelle nostre città, nei nostri quartieri. Dove agiscono vere e proprie cellule, dove avvengono movimenti che favoriscono tale epidemia jihadista».
Tra l’altro, Laurent fa notare il “salto di qualità” compiuto, passando da al-Qaeda all’Isis: «La prima era un’organizzazione volutamente decentrata, una sorta di franchising ideologico. Era un programma con una struttura alquanto paranoica. La seconda è esattamente l’opposto, è uno Stato, deciso a reimpiantare il califfato islamico, creato dal profeta. Mentre al-Qaeda diceva che sarebbero occorsi decenni oppure secoli per ripristinarlo, l’Isis dice che è adesso. Fatalmente, è un’immagine più diretta, un denominatore più semplice e ciò attira molto la gente. E soldi. La struttura dell’Isis è estremamente pesante. Ma rappresenta una trappola. Ha bisogno di capitali, quelli che giungono dai proventi del petrolio. Che gli attacchi aerei hanno prosciugato. E adesso si è scatenata una corsa contro il tempo rispetto alla tattica di strangolamento, posta in essere dall’Occidente. Si tratterà di vedere chi caschi per primo…».
La Francia, nel frattempo, sta cercando di passare al contrattacco, rafforzando i propri attacchi sull’Iraq ed irrobustendo il proprio dispositivo militare. Ma il primo ministro, Manuel Valls, ha tristemente riconosciuto come «oltre un migliaio» di connazionali sia passato tra le fila della jihad in Siria. Una stima forse ancora sin troppo ottimistica. Da brividi…
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