11 febbraio 2019 :“27°Giornata del Malato”

L’11 febbraio di ogni anno viene ricordata la “Giornata del malato”, soprattutto quello debole ed indifeso che come tale viene riconfermato anche dalla Costituzione Europea .

A difesa della vita umana Papa Francesco al IV° Seminario su Etica nella Salute ( 1.10.2018 Vaticano ), disse “se la persona si sente amata l’ombra negativa dell’eutanasia scompare”.

Sono parole dure ma dimostrative della realtà quotidiana che Papa Francesco non dimentica mai di ricordarcelo.

In questo giorno, peraltro, non può essere disatteso il pensiero anche nei riguardi di tutti quei malati che portano nel loro corpo i segni, soprattutto quella psico-fisica e non possono essere disconosciuti i familiari, le loro ansie, speranze, necessità, mentre la società civile, malgrado tutto, anche se in una solidarietà esteriore, continua a chiudersi nel guscio del proprio egoismo.

Il Santo Padre Francesco, come i Vescovi tutti, ha affrontato con finalità etica e spirituale senza mezzi termini e con coraggio il disagio psichico nella 27° “Giornata Mondiale del Malato”.

Nella nostra storia contemporanea, ci ricorda Papa Francesco, si vuole introdurre con il termine eutanasia non più l’assistenza affettuosa al malato, ma un’azione con la quale per una qualunque ragione si vuol porre fine alla sofferenza per una morte indolore, con un volto nuovo, ponendo problemi inediti .

Purtroppo c’è chi vorrebbe spingere la società ad essere selettiva sul quadro vitale della morte dei suoi membri, attraverso una licenza di uccidere, che è in contrasto con gli insegnamenti di Ippocrate, il padre della medicina che ha sempre affermato che :” Il dovere del medico è per la vita “.

Spesso si corre il rischio di considerare pietà per le sofferenze insopportabili, come uno strumento che porta alla eliminazione della vita che non avrebbe più valore, ma si tratta di considerazioni molto pericolose perché potrebbero coinvolgere handicappati psico-fisici, malati terminali, anziani non autosufficienti.

Per fare qualche esempio :

l’eutanasia neonatale, cioè quella autorizzazione ad “eliminare” bambini, sotto i 12 anni, portatori di gravi malattie o di infinite malformazioni o mali incurabili, come ” l’intesa” fra la Magistratura Olandese e la clinica di Groningen. La posizione olandese è in contrasto con l’etica europea che nella Convenzione del 1999 vieta espressamente ogni forma di eutanasia; mentre l’Associazione medica mondiale per ben 2 volte a Madrid nel 1987 e a Marbella nel 1992 si era espressa contro l’introduzione dell’eutanasia;

l’eutanasia sociale, cioè quella autorizzazione a “sospendere” le cure ad anziani con gravi malattie, non autosufficienti o soggetti disabili che comportano una spesa sociale per una lunga degenza o una lunga cura, circostanza che pare sia applicabile all’estero come da  notizie di mass media;

l’eutanasia delittuosa, cioè quella autorizzazione ad “eliminare” pazienti mediante somministrazione di sostanze tossiche, come esecrabili episodi, che una cruda cronaca anche recente ci ha fatto conoscere. 

Per i Cristiani l’uomo è creatura di Dio ed a Lui appartiene, Magistero della Chiesa rinnovato dal S. Padre Giovanni Paolo 2° nell’Enciclica “Evangelium Vitae” che sull’eutanasia afferma essere “…uccisione deliberata moralmente, inaccettabile di una persona umana”.

Il mondo civile l’essere umano, la persona, la ragione e la logica non chiedono di morire, ma di vivere, dove spesso la cronaca ci porta a conoscenza drammi che si consumano nella solitudine delle famiglie in tutti i suoi membri .

Quando la malattia pone nella situazione di sofferenza fisica, ma soprattutto nella patologia psichica, il compito della comunità, cioè le Istituzioni, devono concorrere ad un maggiore impegno di tutela del “malato” ormai “dimenticato e defraudato del proprio diritto”.

La patologia mentale, spesso cronica, costituisce uno stato di emergenza latente perché il sofferente spesso è un elemento disgregante della famiglia stessa, ma soprattutto della società, quest’ultima deve anelare nella speranza di risoluzione di questo  grave ed urgente disagio sociale e non nell’emarginazione che di fatto avviene malgrado ogni affermazione anche di natura istituzionale.

Il “malato mentale” deve uscire dal lungo buio tunnel della disperazione e della sofferenza che da ben 40 anni non vede uno spiraglio di luce. Solo in questa maniera possiamo considerare la celebrazione di questa “Giornata” un evento che andando fuori  dal nostro ambito non deve essere solo rievocazione, ma un fatto costruttivo denso e pieno di significati .

In questo giorno, peraltro, non può essere disatteso il pensiero anche nei riguardi di tutti quei malati che portano nel loro corpo i segni di una grande sofferenza, soprattutto quella psico-fisica.

E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II° :” Andiamo avanti con speranza

Previte

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