2015 01 28 INDIA: Rapporto sulla persecuzione nel 2014. MYANMAR: funerali di due cristiane stuprate e uccise dai militari. EGITTO: Copti uccisi e chiese assaltate nei disordini del 25 gennaio| CulturaCattolica.it

martedì 27 gennaio 2015

INDIA – Cinque cristiani uccisi e 300 sacerdoti aggrediti: Rapporto sulla persecuzione nel 2014
Sono 5 i cristiani, tra i quali un bambino di 11 anni, uccisi dall’odio religioso in India nel 2014. Insieme con loro, oltre 300 fra sacerdoti, Pastori e leader delle comunità cristiane sono stati aggrediti, percossi e feriti. Tra le vittime di violenze vi sono, poi, più di 2.000 fra donne e bambini cristiani. Gli autori sono i gruppi estremisti indù. Sono le cifre che danno il quadro della violenze sui cristiani indiani, avvenute lo scorso anno e contenute nel “2014 Persecution Report”, diffuso dall’organizzazione cattolica “Catholic Secular Forum”, grazie a fonti, documenti e testimonianze raccolte nella rete delle organizzazioni cristiane indiane. “Questo elenco è solo indicativo e non esaustivo”, precisa a Fides Joseph Dias, laico cattolico, responsabile del CSF.
Nel Rapporto, presentato ieri a Bombay e inviato all’Agenzia Fides, si nota che attualmente è il Chhattisgarh lo stato indiano in cui “è più pericoloso essere un cristiano”, dato che è il territorio in cui si registra il picco di violenza.
Il Rapporto nota che nel 2014 si è registrato in India “almeno un incidente al giorno”, in cui persone, luoghi o leader cristiani abbiano subito violenza. Gli stati in cui gli abusi sono più diffusi sono Chhattisgarh, seguito da Maharashtra, Madhya Pradesh, Uttar Paradeshm, Karnataka, Kerala e Orissa ma, in forma meno estesa, sono coinvolti anche altri stati dell’Unione. Gli episodi censiti sono in totale oltre 7.000, da quelli più gravi (i 5 omicidi) a quelli in cui sono rimaste coinvolte oltre 1.600 donne, molte molestate e violentate, e 500 bambini.
Fra le cause e gli attori della violenza il Rapporto cita i gruppi estremisti indù come “Rashtriya Swayamsevak Sangh” (RSS, “Corpo nazionale dei volontari”) che si conferma la maggiore Ong esistente in India, promotrice di una ideologia nazionalista indù che vorrebbe eliminare dal paese le minoranze religiose.
Secondo il testo inviato a Fides, il RSS registra una costante crescita anche grazie alla nuova stagione politica che vede il partito “Baratiya Janata Party” al potere nell’Unione, con il premier Narendra Modi: se nel 2013 sono nate 2000 nuove tra sezioni e cellule locali del RSS, nel 2014 ne sono nate oltre 5.000, per un totale di oltre 5 milioni di membri attivi. Il RSS ha preso possesso di 60 chiese, sconsacrandole e trasformandole in proprie basi.
Il documento solleva anche il problema della complicità delle istituzioni: “Spesso la polizia rifiuta di registrare atti di violenza anticristiana come tali e anche i mass-media tendono a ignorare gli abusi, non riportando le notizie”. In altri casi la persecuzione non viene alla luce perché le vittime hanno paura di essere uccise e non denunciano le violenze.
Tra i cinque morti, si ricorda un ragazzo di 11 anni, Govind Kuram Korram, sequestrato e lasciato morire di fame e di stenti in Chhattisgarh da suo zio, che si opponeva al fatto che la famiglia del ragazzo fosse divenuta cristiana. Il Pastore protestante Sanjeevulu è stato accoltellato in Andhra Pradesh. Un laico cristiano è stato ucciso in Orissa dopo il rifiuto di riconvertirsi all’induismo, mentre i coniugi Dominic (45 anni) e Christina (35 anni) Bhutia, convertitisi dal buddismo al cristianesimo in Bengala Occidentale, sono stati assassinati sotto gli occhi della figlia dodicenne. (Agenzia Fides 21/1/2015)

E qualche giorno dopo il rapporto…

INDIA – Chiesa data alle fiamme nello stato di Telangana
Il nuovo stato di Telangana, ufficialmente creato nella Federazione Indiana pochi mesi fa, riceve il “battesimo” della violenza degli estremisti indù: la chiesa protestante del villaggio di Tadur, nel distretto di Mahabubnagar, è stata data alle fiamme e completamente rasa al suolo da ignoti. Come appreso da Fides, secondo i cristiani locali gli autori sono membri di gruppi radicali indù. Si trattava dell’unica chiesa del villaggio, costruita in materia semplice, come bambù e paglia, che i cristiani usavano per la preghiera. Nell’incendio, avvenuto nei giorni scorsi, sono andati persi anche arredi, bibbie, libri. Le indagini della polizia sono in corso.
Il Pastore D. Srinivas, che periodicamente si recava nel villaggio a guidare il culto, ha raccontato: “Prima di questo incidente, in diverse occasioni, gli estremisti indù mi hanno minacciato, intimandomi di non venire più nel villaggio e di non costruire la chiesa”. Nel distretto si sono registrati, negli ultimi mesi, oltre una dozzina di attacchi anticristiani. Secondo il rev. Ronald John, Presidente della Commissione congiunta dei cristiani del Telangana, “gli attacchi sono aumentati da quando il partito Baratiya Janata Party è al governo della nazione”. (Agenzia Fides 27/1/2015)

AFRICA: Dopo la distruzione ad opera di
Boko Haram

NIGER – Violenza anticristiane: i Vescovi sospendono tutte le attività della Chiesa
I Vescovi del Niger hanno sospeso “fino a nuovo ordine” tutte le attività della Chiesa cattolica (scuole, centri di sanità, opere caritative e di sviluppo) “A seguito dei saccheggi delle chiese e delle infrastrutture della nostra istituzione, e della profanazione dei nostri luoghi di culto”. Lo afferma un comunicato inviato all’Agenzia Fides dopo tra il 16 e il 17 gennaio, varie chiese e comunità religiose del Niger hanno subito danni ingenti a causa dei manifestanti che protestavano contro le pubblicazioni del settimanale francese Charlie Hebdo (vedi Fides 21/1/2015).
“Il provvedimento- prosegue la nota- ci permetterà di pregare e di leggere, in serenità, gli avvenimenti dolorosi che abbiamo subito”.
“Ringraziano molto cordialmente tutti coloro che hanno espresso la loro solidarietà in questi momenti difficili. Preghiamo gli uni per gli altri affinché si stabilisca la pace nei cuori” concludono i Vescovi. (L.M.) (Agenzia Fides 22/1/2015)

NIGERIA – “Boko Haram potrebbe conquistare l’intero nord-est prima della fine delle elezioni” dice il Vescovo di Maiduguri
“Boko Haram ha cercato di entrare a Maiduguri due volte lo scorso weekend: la prima volta venerdì 23 e la seconda ieri, domenica 25 gennaio” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Oliver Dashe Doeme, Vescovo di Maiduguri, la capitale dello Stato di Borno, nel nord della Nigeria, che i combattenti di Boko Haram hanno cercato di conquistare dopo essersi impossessati di altri città del nord-est del Paese.
“I guerriglieri di Bolo Haram sono stati respinti dai militari e dalla milizia civile che difende la città. I combattimenti sono stati molto intensi. Boko Haram ha perso diversi uomini ma anche tra le file dell’esercito ci sarebbero state diverse perdite. Al momento a Maiduguri sembra essere tornata la calma” dice a Fides Mons. Doeme, che precisa di trovarsi a Damaturu (capitale dello Stato di Yobe, il cui territorio rientra nella diocesi presieduta dal Vescovo) in visita pastorale, anche se i suoi collaboratori lo tengono costantemente aggiornato sulla situazione a Maiduguri.
“Ci troviamo in un momento molto pericoloso e difficile” continua il Vescovo. “Rischiamo di vedere Boko Haram conquistare l’intero nord-est prima della fine delle elezioni, a meno che non intervengano truppe straniere” dice Mons. Doeme, facendo riferimento alle elezioni presidenziali che si terranno a metà febbraio e al coordinamento delle azioni militari dei Paesi confinanti contro Boko Haram, assunto dal Ciad, dopo le ultime incursioni degli estremisti nigeriani in Camerun e la conquista della base della forza internazionale di Baga, sulle rive del lago Ciad.
“La situazione è molto complessa e le prime vittime sono i civili innocenti” conclude il Vescovo di Maiduguri che lascia intendere l’esistenza di alcuni “sabotatori” e complici all’interno dell’esercito nigeriano, che favoriscono l’avanzata di Boko Haram per motivi politici. (Agenzia Fides 26/1/2015)

EGITTO – Copti uccisi e chiese assaltate nei disordini del 25 gennaio
Il Cairo (Agenzia Fides) – Ci sono almeno tre cristiani copti – compreso un bambino di 10 anni – tra le vittime degli scontri esplosi al Cairo e in altre città egiziane in occasione del quarto anniversario della sollevazione che il 25 gennaio 2011 provocò la fine del lungo regime del Presidente Hosni Mubarak. Fonti locali consultate dall’Agenzia Fides aggiungono che, durante i disordini, sono stati esplosi colpi di arma da fuoco contro la chiesa di San Raffaele arcangelo, nel distretto cairota di Maadi. Mentre in altre aree urbane, come quella di Beni Suef, le forze di sicurezza hanno chiuso le strade intorno alle chiese per prevenire eventuali assalti da parte di bande islamiste.
Il bambino rimasto ucciso si chiamava Mina Rafaat ed è rimasto colpito da un proiettile vagante.. Il bilancio ufficiale diffuso dai media egiziani parla di 18 morti e più di cinquanta feriti. “In buona parte – conferma all’Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico di Guizeh – gli scontri sono avvenuti tra la polizia e i gruppi legati ai Fratelli Musulmani, che puntano a accreditare l’immagine di un Egitto ancora destabilizzato” (GV) (Agenzia Fides 26/1/2015).

MYANMAR: funerali due cristiane stuprate e uccise dai militari
Il 23 mattina a Myitkyina, capitale dello Stato Kachin, nel nord del Myanmar al confine con la Cina, una folla commossa ha partecipato ai funerali delle due giovani cristiane stuprate e uccise da militari birmani il 19 gennaio scorso nello Stato Shan.
Maran Lu Ra, 20 anni, e l’amica Tangbau Khawn Nan Tsin, un anno più grande, erano due insegnanti volontarie appartenenti alla comunità Kachin Baptist Convention; entrambe avevano deciso di dedicare parte della loro vita – riferisce l’agenzia AsiaNews – all’educazione dei bambini dei villaggi più sperduti e remoti del Myanmar.

I sospetti sui militari birmani
Migliaia di persone, munite di nastri bianchi e foto, hanno voluto essere presenti alle esequie delle ragazze, i cui corpi presentavano segni di torture e violenze brutali. A rinvenire i cadaveri, all’interno del compound della chiesa in cui erano alloggiate, sono stati gli stessi alunni del villaggio di Shabuk-Kaunghka, insospettiti dal loro ritardo alle lezioni del mattino. Fonti locali nella zona in cui è avvenuto il crimine, dietro anonimato per timore di ritorsioni, affermano che Maran Lu Ra e Tangbau Khawn Nan Tsin presentavano segni di violenza sessuale sui loro corpi. Inoltre, all’esterno dell’edificio erano ben visibili tracce di scarponi in uso fra i militari. Proprio in quei giorni poco distante dal villaggio era stanziato un battaglione dell’esercito birmano, impegnato in queste settimane in una serie di raid contro gruppi ribelli delle minoranze etniche nei territori Kachin e Shan.

Chiesta un’indagine indipendente
Attivisti birmani e organizzazioni internazionali chiedono di far luce sulla vicenda e punire i responsabili; il governo ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sugli omicidi, ma il timore è che si tratti di un annuncio di facciata e i colpevoli resteranno impuniti. Khon Ja Labang, leader cattolica già membro del movimento Kachin Peace Network, impegnata nella pacificazione delle aree teatro di conflitti etnici, chiede con forza “una indagine indipendente” per chiarire le responsabilità

Appello di pace dei vescovi
Il Myanmar è composto da oltre 135 etnie, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica, in particolare con il governo centrale e la sua componente di maggioranza birmana. In passato la giunta militare ha usato il pugno di ferro contro i più riottosi, fra cui gli Shan e i Kachin nell’omonimo territorio a nord, lungo il confine con la Cina. Divampata nel giugno 2011 dopo 17 anni di relativa calma, la guerra ha causato decine di vittime civili e almeno 200mila sfollati; nell’agosto scorso i vescovi della regione hanno lanciato un appello per la pace, auspicando una soluzione “duratura” al conflitto.
Radio Vaticana 23 01 2015

MALAYSIA: confermato divieto a cristiani di usare la parola Allah (si potrà usare solo nella liturgia ma non nei periodici)
La Corte federale malese, confermando una precedente sentenza, ha negato al giornale cattolico Herald la possibilità di utilizzare la parola “Allah” per indicare Dio. La controversia va avanti dal 2007 ed è diventata emblematica nell’ambito dell’impegno per la libertà religiosa in Malaysia. Soddisfati i gruppi integralisti musulmani mentre c’è delusione nella comunità cristiana che ora teme anche per distribuzione dei testi sacri, come testimonia un recente sequestro di oltre 300 Bibbie.

In Malaysia, nazione a maggioranza musulmana (60%), i cristiani sono la terza confessione religiosa (dietro ai buddisti) con un numero di fedeli superiore ai 2,6 milioni su una popolazione di 28 milioni di abitanti. Un dizionario latino-malese risalente a 4 secoli fa dimostra come, sin dall’inizio, il termine “Allah” era usato per definire Dio nella Bibbia in lingua locale.

BUONA NOTIZIA

CENTRAFRICA – Liberati l’operatrice umanitaria e il religioso rapiti, il governo francese ringrazia l’Arcivescovo di Bangui
Sono stati liberati i due membri dell’Ong cattolica Coordination diocesaine de la santé (Codis), rapiti il 19 gennaio a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana (vedi Fides 20/1/2015). Si tratta dell’operatrice umanitaria Claudia Priest, di nazionalità francese, e di fratel Gustave Reosse, religioso centrafricano della Congregazione dello Spirito Santo (C.S.Sp).
È stato il Ministro degli Esteri francesi Laurent Fabius ad annunciare la liberazione della signora Priest, precisando che anche il religioso centrafricano è stato liberato. Il Ministro ha ringraziato “il governo centrafricano, le autorità religiose e, in particolare, l’Arcivescovo di Bangui (Sua Ecc. Mons. Dieudonné Nzapalainga, ndr.) che ha contribuito attivamente alla liberazione”.
Il sequestro dell’operatrice umanitaria e del religioso rientra nell’ambito di una campagna di rapimenti in atto nella capitale centrafricana per fare pressioni per la liberazione del generale Andjilo, arrestato lo scorso 18 gennaio dalle forze Onu stanziate in Centrafrica. Andjilo è uno dei diversi capi delle milizie anti-balaka che durante la guerra civile si sono contrapposti ai ribelli Seleka. (Agenzia Fides 24/1/2015)

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