A proposito di una polemica sulla cristianofobia

A Massimo Introvigne, fondatore del Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni) e fino al 31 dicembre scorso rappresentante Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, non è piaciuto un articolo pubblicato da Popoli.info, a firma di Michele Ambrosini, sulle informazioni false o distorte che circolano in rete a proposito dei cristiani perseguitati nel mondo (leggi).
Dispiace che Introvigne – che tra l’altro nel suo articolo riconosce a Popoli il merito di «pubblicare spesso notizie e testi di grande interesse» – non abbia creduto opportuno comunicare il suo disappunto direttamente alla redazione: avremmo pubblicato volentieri il suo contributo. Ha preferito invece scrivere un articolo sul blog La Bussola Quotidiana, dove da alcuni giorni fa bella mostra di sé la copertina di Popoli, sotto l’occhiello «Polemiche» e accompagnata dal titolo Chi ha paura dei cristiani uccisi. Polemico, e non poco, è anche il sommarietto dell’articolo di Introvigne: «Il mensile missionario gesuita Popoli obietta sulla cristianofobia. Ma 105mila morti all’anno non sono vittime per caso. Qualcuno li ha uccisi».

Le «polemiche» non ci appassionano, tuttavia alcune precisazioni sono doverose.

La prima «accusa» riservata a Popoli è di avere «attaccato» in modo «alquanto ingeneroso» l’Ong Open Doors. Non è così. Abbiamo semplicemente sollevato obiezioni sul modo in cui il concetto di cristianofobia, con le relative «classifiche» che ne derivano, viene applicato ad alcuni Paesi.
Ma ciò che sembra maggiormente infastidire Introvigne sono le nostre perplessità sulla stima secondo cui nel mondo ogni 5 minuti un cristiano viene ucciso in odio alla sua fede. Ambrosini scriveva: «Risulta difficile trovare sulla rete una spiegazione del metodo con cui è stata calcolata tale cifra». Introvigne dedica una lunga parte della sua piccata risposta a raccontare in quali convegni internazionali ha presentato tale stima, a spiegare da quali fonti l’ha tratta, a dare lezioni di giornalismo ad Ambrosini, senza affrontare il punto da lui sollevato, ovvero la difficoltà di reperire in rete – a fronte di una messe di denunce, appelli, statistiche – un’informazione adeguata e chiara sul metodo con cui si è arrivati a tale calcolo. Su questo Introvigne si limita a citare un volume del 2001 in cui l’autore «spiega con dovizia di particolari i criteri con cui calcola annualmente il numero dei martiri». Il volume è effettivamente disponibile anche online, ma solo chi avesse un’ottima conoscenza dell’inglese, molto tempo a disposizione e approfonditi studi di statistica e di storia alle spalle ci capirebbe qualcosa. A conferma di quanto scriveva Ambrosini: «Risulta difficile trovare sulla rete una spiegazione del metodo con cui è stata calcolata tale cifra».

A costo di fare nuovamente arrabbiare Massimo Introvigne, non possiamo poi non ribadire che la cifra ci appare inverosimile. Inverosimile non solo per la sua entità, ma perché siamo convinti che nessuna statistica (come quelle del sito di Open Doors, corredate da indici Paese per Paese, ranking e top ten dei persecutori) potrà mai misurare con tanta precisione un fenomeno così complesso come quello della cristianofobia. Sappiamo infatti quanto sia difficile ricostruire anche un singolo caso, considerando l’intreccio di motivazioni personali, politiche, economiche, etniche e certo anche religiose. Immaginiamo cosa possa voler dire, da un punto di vista puramente scientifico, monitorare a livello planetario un fenomeno così complesso e purtroppo così ampio.
Per questo, pensare di ridurre questa complessità a una cifra – e presentare questa cifra come certa e indubitabile – significa mancare di rispetto alle stesse vittime della cristianofobia, fenomeno di cui Popoli non intende certo negare la preoccupante gravità e la crescente diffusione.

Facciamo un’umile proposta a Massimo Introvigne. Oltre a dirci che nel mondo, ogni giorno, 288 cristiani vengono uccisi per la loro fede (è questa la media che si ottiene in base ai calcoli citati), ci racconti, ogni giorno, la storia di una vittima, una sola. Ci dica il suo nome, dove e come viveva, ci faccia vedere la faccia di questa persona, dei suoi familiari, dei suoi amici, ci racconti perché è stata uccisa e chi è accusato del suo omicidio. Non facile, anche nell’era delle nuove tecnologie, ma certo non impossibile per chi afferma di avere sotto osservazione con tanta precisione il fenomeno. Come Popoli saremo i primi a dare il massimo risalto a queste storie, e del resto spesso già lo facciamo. Perché, per citare Paolo VI, il mondo ha bisogno di testimoni (e di chi ci racconta le loro storie) più che di maestri (e di studiosi che ci offrono stime, medie e calcoli logaritmici).

Una parola, infine, sulla «predica» finale del fondatore del Cesnur. Delle due l’una: o Introvigne è andato clamorosamente fuori tema (cosa inusuale per un consumato opinionista come lui) oppure dobbiamo pensare che il messaggio sia rivolto (anche) a Popoli. Se le cose stessero così, Introvigne non meriterebbe una replica, solo l’invito a leggere con più attenzione e rispetto le 800 pagine di articoli che Popoli pubblica ogni anno e le decine di contributi della nostra versione web.

Stefano Femminis
Direttore di Popoli

Fonte: Popoli.info.
Chiesa – Mai più cristianofobia

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Varie. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.