ABORTO/ Waters: Savita, una donna usata dai progressisti per “dividere” la ragione

John Waters – martedì 27 novembre 2012

Ha fatto il giro del mondo la storia di Savita Halappanavar, una giovane donna morta tre settimane fa in un ospedale irlandese. Questa tragica storia è stata unita a una interpretazione ideologica di quanto è avvenuto: la sua morte è responsabilità di un Paese ossessionato da sottigliezze teologiche e da concezioni sorpassate.

Ecco i fatti. Il 21 ottobre, incinta di 17 settimane, Savita Halappanavar si è presentata con dolori di schiena all’ospedale dell’Università di Galway, dove le è stata diagnosticata una gravidanza in pericolo. Una settimana dopo è morta per setticemia. Il marito ha dichiarato che la moglie aveva più volte chiesto che la gravidanza fosse interrotta, ma che la sua richiesta era stata rifiutata. Il signor Halappanavar sostiene che i medici hanno detto di non poter eseguire l’aborto, perché era ancora percettibile il battito cardiaco del feto. Hanno poi aggiunto che questa era la legge in Irlanda e che “questo è un Paese cattolico”.

Nel leggere questi commenti, la mia prima reazione è stata che non mi riconoscevo nel Paese e nella legge che stavano descrivendo, perché l’Irlanda è uno dei Paesi più sicuri per partorire. In un certo senso, l’Irlanda rimane un “Paese cattolico”, ma ciò non significa che i medici se ne stanno lì a guardare mentre le donne muoiono. Ed è ridicola l’idea che la sanità irlandese operi secondo i dettami della Chiesa cattolica, se solo si tenesse conto dei cambiamenti avvenuti nella mentalità irlandese negli ultimi tempi.

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