Africa, quando i missionari sono in prima linea nella promozione della pace – Vatican Insider

Monsignor Russo, vescovo comboniano, espulso dal Ciad, rientra nel paese mentre il confratello padre Laudani, in Congo, è stato picchiato per aver difeso la popolazione pigmea

Redazione

Si è finalmente risolto il caso di monsignor Michele Russo, vescovo di Doba, espulso dal Ciad nello scorso ottobre: il prelato potrà ritornare nel Paese e riprendere il ministero apostolico nella sua diocesi. Lo riferiscono le agenzie missionarie Fides e Missioline.
Russo, comboniano di 67 anni, vescovo di Doba dal 1989 e conosciuto come uomo di pace, era stato intimato di lasciare il Ciad a causa delle critiche espresse sulla gestione dei proventi petroliferi. Critiche pronunciate attraverso la radio diocesana “La Voix du paysan”, prima radio libera del Paese, che Russo ha affidato dal 2010 ai Francescani dell’Immacolata, sotto la direzione del beninese p. Clement M. Bonou.
Per il governo ciadiano le critiche sarebbero state pronunciate dal vescovo nel corso di un’omelia tradotta in lingua gambay e radiotrasmessa dall’emittente, la quale è stata per questo sospesa dall’Alto Consiglio per la Comunicazione.
«È un equivoco nato dalla traduzione della mia omelia – aveva dichiarato mons. Russo a p. Alfonso Bruno, portavoce dei Francescani dell’Immacolata, coinvolti di riflesso nella vicenda -. Il conduttore radio ha infarcito con espressioni idiomatiche della cultura locale una ben nota situazione di ingiustizia. Non era la prima volta che, con gli stessi termini, drammatizzati stavolta dalla maldestra traduzione, denunciavo lo stato di cose, spinto dal riferimento al Vangelo e sensibile alla dottrina della Chiesa e ai bisogni del gregge di anime affidatemi. Questo rivela, in ogni caso, una reale e preoccupante insofferenza della gente comune».

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