Al Qaeda e il rogo dei libri

di Massimo Introvigne

Il rogo di molti preziosi manoscritti nella Biblioteca Ahmed Babà di Timbuctù, cui prima di ritirarsi i militanti di Al-Qa’ida nel Maghreb Islamico hanno dato fuoco, costituisce una notizia tragica per gli studiosi dell’islam e in particolare del sufismo. Non si conosce ancora il numero di manoscritti periti nell’incendio, ma si sa che nella città di Timbuctù, una delle grandi città sante delle confraternite islamiche, ce ne sono circa duecentomila, portati fra il Medioevo e il diciannovesimo secolo da maestri del sufismo, pellegrini e mercanti.

Cinquantamila sono certamente salvi nelle biblioteche delle grandi famiglie locali, troppo potenti per essere toccate anche dagli stessi ribelli. La Fondazione Kati, che ospita diverse migliaia di manoscritti preziosi, sembra non avere subito danni. Circa quindicimila manoscritti sono stati portati settimane fa nel Sud del Mali. Quelli distrutti dovrebbero essere fra sessantamila e centomila, secondo stime ancora provvisorie. Comunque, un danno enorme.

Perché al-Qa’ida distrugge manoscritti? Nel rogo sono periti anche testi di botanica, poesia, astronomia, ma non c’è dubbio che l’ultra-fondamentalismo islamico abbia voluto manifestare con l’attacco alla biblioteca il suo odio per il sufismo. Non è certamente questa la sede per un esame del sufismo, che rappresenta il cosiddetto “Islam delle confraternite” in quanto distinto dall'”Islam degli Stati” – i cui responsabili sono nominati dai governi – e (in certi paesi) anche dal cosiddetto “Islam delle moschee”, inteso come rete di moschee autonome dagli Stati, dove può diffondersi anche il fondamentalismo.

In genere chi appartiene a una confraternita sufi guarda al capo locale della confraternita come al suo leader, e segue la sua interpretazione dell’islam, che è di natura mistica. Al-Qa’ida è stata influenzata dal tradizionalismo whahhabita tipico dell’Arabia Saudita, che considera il sufismo un’eresia e una deviazione rispetto al puro islam delle origini.
Per questo dove al-Qa’ida e in genere il fondamentalismo radicale si afferma sono distrutte tombe di santi sufi, santuari e anche biblioteche. Ma ci sono anche altre ragioni, di concorrenza politica fra associazioni fondamentaliste – sia di tipo “neo-tradizionalista”, come i Fratelli Musulmani, sia radicale e ultra-fondamentalista come al-Qa’ida – e confraternite.

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