Al-Qa’ida fase Tre: «Eliminare i cristiani» (vers. integrale)

di Massimo Introvigne

A proposito di al-Qa’ida, l’organizzazione terroristica fondata da Osama bin Laden (1957-2011), si può enunciare una sorta di teorema: ogni volta che si pensa che sia finita, si ripresenta più forte di prima. Basterebbe ricordare l’imbarazzante avventura del sociologo francese Gilles Kepel, uscito in libreria con un libro che annunciava la fine di al-Qa’ida il giorno prima dell’11 settembre 2011. Certamente al-Qa’ida non è finita, ma si è trasformata più volte durante la sua storia. E oggi si dedica a qualcosa che in passato aveva trascurato e perfino condannato: le stragi di cristiani.
Al-Qa’ida in arabo significa «la base» e all’origine è appunto questo: una base di dati, con i nomi di tutti gli attivisti musulmani che sono accorsi in Afghanistan a combattere contro l’invasore sovietico. L’idea è di un professore palestinese, Abdullah Azzam (1941-1989), che però – in contrasto con Hamas – è convinto che la guerra santa dell’islam vada combattuta dovunque se ne presenti l’occasione, senza privilegiare particolarmente la Palestina e lo scontro con Israele. Per evitare che Hamas gli faccia la pelle, Azzam si trasferisce a insegnare all’Università di Jeddah, in Arabia Saudita, dove ha come allievo un giovane miliardario desideroso di menare le mani, Osama bin Laden. Insieme, Azzam e Bin Laden combattono in Afghanistan e organizzano la base con i dati dei combattenti internazionali, appunto al-Qa’ida. Quando, nel 1989, bin Laden si sente in grado di prendere il comando dell’organizzazione, Azzam muore in un oscuro attentato a Peshawar, in Pakistan, insieme con i due figli, probabilmente ucciso dal suo ambizioso allievo saudita.
Bin Laden può così reclutare un buon numero di veterani della guerra contro i sovietici in Afghanistan e trasformare al-Qa’ida in un movimento terroristico classico, diverso per ideologia – islamica anziché comunista – dalle Brigate Rosse, ma da queste non troppo dissimile per struttura e organizzazione. Bin Laden e il suo principale collaboratore, il medico egiziano Ayman al-Zawahiri, sono terroristi tecnicamente preparatissimi, e possono contare sulla simpatia di un retroterra costituito da milioni di musulmani ultra-fondamentalisti. I risultati sono dunque ben più devastanti di quelli delle Brigate Rosse: gli attentati sono sempre più spettacolari, dal primo attacco del 29 dicembre 1992 a due alberghi ad Aden, nello Yemen (due morti), fino a quello del 7 agosto 1998 alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania (234 morti) e all’11 settembre 2001 (2.996 morti).

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