ALGERIA/ Padre Becker (monaci di Tibhirine): noi cristiani non temiamo la violenza

INT. Thierry Becker
domenica 20 gennaio 2013

L’Algeria rivive i fantasmi di un passato orribile, un passato fatto di sangue e violenze inaudite che alla fine portarono a circa 150mila morti. Secondo qualcuno è proprio nella guerra scatenata dai fondamentalisti islamici nell’Ageria degli anni novanta che vanno rintracciate le vere radici di Al Qaeda. E’ da quel tentativo di imporre con il sangue il fondamentalismo islamico che sarebbe nato il terrorismo di Osama bin Laden. Quanto successo nel centro petrolifero di In Amenas, nel profondo Sahara algerino dove il blitz dell’esercito ha portato alla liberazione di 685 dipendenti algerini dell’impianto, di 107 stranieri, all’eliminazione di 32 terroristi e alla morte di 23 ostaggi, evoca le ombre più cupe di vent’anni fa.

Padre Thierry Becker, sopravvissuto alla strage di monaci del monastero di Tibhirine (immortalata in un famoso film che racconta quanto successe nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, quando un commando armato sequestrò sette monaci: il 21 maggio i loro corpi furono ritrovati con la gola tagliata), parlando con Ilsussidiario.net, sottolinea la sorpresa, negativa, che questo episodio ha comportato: “Non ce lo aspettavamo” dice. “Nessuno si aspettava quello che è successo. In questo momento possiamo solo dire e possiamo solo sperare che si tratti di un episodio isolato, ma in realtà non possiamo dire niente ed aspettare invece come si evolveranno gli eventi nel prossimo futuro”.

Padre Becker è stato testimone di quella violenza fondamentalista che adesso si teme possa riaccadere di nuovo in Algeria. Qualcuno sospetta che il commando di terroristi che ha organizzato ed effettuato il megasequestro finito nel sangue, possa essere giunto dalla Libia. Allora, nel 1996, a uccidere i monaci furono i Gruppi islamici armati.

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