Amato (Giuristi per la Vita): “Caso Pertini? Da statistiche livello d’efficienza degli ospedali è alto. Mistificazione” | intelligonews

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di Marco Guerra

“L’obiezione di coscienza per l’aborto resta l’unica forma di difesa contro una legge ingiusta”. Non usa  mezzi termini l’avvocato Francesco Amato, presidente dei  Giuristi per la vita, gruppo di legali che rappresenteranno le ragioni dei medici obiettori italiani davanti al Comitato dei diritti sociali del Consiglio d’Europa, chiamato in causa da un reclamo della Cgil che denuncia il numero eccessivo di obiettori.

Il Consiglio d’Europa sostiene che ci sia stato un amento esponenziale dei medici obiettori. Insomma la domanda di aborto trova risposte necessarie…

«In una documentata memoria abbiamo contestato il reclamo della Cgil al Consiglio D’Europa. Citando i dati del ministero della Salute abbiamo dimostrato che l’interruzione di gravidanza resta una delle prestazioni sanitarie erogate con il livello di efficienza più alto eseguito in sole tre settimane dalla richiesta, cosa che si verifica difficilmente con altri servizi,  Non esiste un solo caso in cui ad una donna sia stato negato il diritto di abortire e il crescente aumento delle donne straniere che chiedono l’interruzione di gravidanza dimostra la facilità d’accesso al servizio. Infine il numero delle complicanze è minimo e stabile nel tempo, questo dimostra che non ci sono carenze nel sistema sanitario».

Ma allora il caso del Pertini di Roma?

«Bisogna verificare in maniera approfondita cosa è successo, su certe questioni grava sempre una certa mistificazione propagandistica.  Ripeto, dalle statistiche ufficiali non è mai risultato un caso di rifiuto di una richiesta d’aborto».

Perché è importante difendere l’obiezione di coscienza…

«È l’unica salvaguardia contro una legge ingiusta e per chi ritiene la vita un valore. Ricordo che il giuramento di Ippocrate originario affermava che il medico non avrebbe mai dovuto somministrare un farmaco abortivo. Sta agli albori della medicina l’idea che non si dovesse mai provocare la morte e questione precristiana che fa parte del diritto naturale. L’ obiezione è quindi l’unica possibilità di dare concreta attuazione al diritto naturale.  Il medico ha come finalità della professione la vita non certo l’omicidio. Il giuramento Ippocrate si pronuncia infatti anche contro l’eutanasia».

Alcuni sostengono che l’obiezione non ha più senso ora che uno studente di ginecologia sa benissimo fin dal principio che sarà chiamato anche a praticare l’aborto, mentre 40 anni fa,  quando è entrata in vigore la 194, l’obiezione poteva servire a tutelare uno stato di fatto di chi era già medico…

«Questa è una visione positivista della legge, perché non c’entra l’entrata in vigore, di fronte ad una legge ingiusta è giusto che ci si ribelli, se si fosse esercitata l’obiezione di coscienza di fronte alle leggi ingiuste del nazismo forse si sarebbe evitato tanto dolore. Se nessuno si ribella contro ciò che ritiene ingiusto non cambierà mai nulla. Le battaglie centro la discriminazione degli afroamericani hanno avuto voce grazie a chi come Rosa Parcks si è rifiutata di lasciare il posto ad un bianco malgrado lo prevedesse la legge. Insomma se non sarà riconosciuto il diritto all’obiezione bisognerà avere il coraggio di intraprendere forme di protesta che prevedono rischi».

Ma perché è un’eresia affermare che come è stato per la pena di morte, anche per l’aborto è auspicabile un presa di coscienza collettiva che cambi la sensibilità dell’opinione pubblica?

«Le scoperte scientifiche dimostrano sempre di più che la vita inizia dal concepimento, non c’è una cesura o un punto dopo il quale abbiamo un essere umano. È un paradosso dell’ideologia autodeterminista la possibilità di porre fine ad una vita.  Tutto fa parte dell’autodeterminazione portata all’eccesso, io devo decidere come morire e quando comincia la vita. Alla donna viene quindi attribuito un diritto di vita e di morte su un essere umano innocente. Ma le evidenze della scienza non sono alla base di queste leggi, basta vedere cosa succede in Belgio dove con l’eutanasia infantile si arriva ad uccidere bambini già nati. È la logica dello scarto di cui parla Papa Francesco, che non vale solo per gli indifesi in gestazione ma anche per i neonati».

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