Ancora scontri tra copti e musulmani: “In Egitto troppe armi”

«In Egitto la situazione è esplosiva. Circolano troppe armi. Basta una piccola provocazione per accendere gli animi e far scoppiare incidenti con morti e feriti». Le parole di un giornalista copto (che vuole rimanere anonimo) tracciano il quadro all’interno del quale si sono verificati gli scontri che nel fine settimana hanno provocato sei morti (uno – copto – al Cairo e cinque – un musulmano e quattro copti – a Khosous, cittadina a una decina di chilometri dalla capitale).
«I quartieri popolari delle grandi città e l’Alto Egitto – continua la nostra fonte – sono come barili di benzina sempre pronti a infiammarsi. C’è troppa miseria che si mescola a tradizioni antiche di vendetta per le offese ricevute dalle famiglie. E, soprattutto, tutti sono armati».

Nell’Alto Egitto i copti e i musulmani sono in maggioranza contadini e pastori. Per difendersi dai ladri o dai predatori tutti hanno in casa un fucile o una pistola. Le armi e le munizioni non mancano. Basta quindi poco per scatenare l’inferno. «Non sappiamo di preciso che cosa sia avvenuto sabato a Khosus – racconta un altro copto, che chiede anch’egli l’anonimato – . Alcuni sostengono che una ragazza cristiana sia stata molestata da coetanei musulmani. Il padre di lei avrebbe reagito uccidendo un musulmano. L’imam locale avrebbe chiamato a raccolta i musulmani che hanno attaccato la chiesa locale e hanno incendiato anche negozi e abitazioni dei copti. Secondo un’altra versione alcuni cristiani avrebbero disegnato una croce su una moschea, scatenando l’ira degli islamici».

Domenica invece gli incidenti si sono sviluppati intorno alla cattedrale di San Marco subito dopo i funerali delle vittime di Khosus. «In entrambi i casi – spiega il giornalista copto – la polizia è stata l’ultima a intervenire e, invece di riappacificare le parti, ha peggiorato la situazione usando lacrimogeni e sparando pallottole di gomma. Ma la situazione va affrontata alla radice, scardinando la povertà e disarmando la gente».

Secondo i copti non si tratta di disarmare solo i contadini, ma anche le milizie che fanno capo alla Fratellanza musulmana e ai gruppi salafiti. «Sono gruppi molto ben armati e addestrati – confermano entrambe le nostre fonti -. Sono stati creati non per autodifesa, ma per attaccare. Sono loro a preoccuparci perché hanno tutte le potenzialità per essere un esercito parallelo in grado di minacciare la sicurezza del nostro Paese».

Questa situazione preoccupa moltissimo i copti, molti dei quali pensano seriamente di emigrare. «A volte – conclude il giornalista – mi sembra di essere l’unico copto a non voler andare all’estero. Amici, parenti e conoscenti si informano sulle possibilità di andare in Europa o negli Stati Uniti. Chiunque abbia qualche risparmio cerca di scappare. Qui per noi copti il terreno inizia a scottare».

Enrico Casale

Fonte: Ancora scontri tra copti e musulmani: “In Egitto troppe armi”.

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