ANCORA SULLA FEDE NEL NOSTRO TEMPO … CHE COSA POSSONO FARE I CRISTIANI DISORIENTATI? – di Carla D’Agostino Ungaretti

di Carla D’Agostino Ungaretti

In te, Domine, speravi:
non confundar in aeternum.

In tutte le epoche della storia sono esistiti i “poveri” di cui, nei Vangeli, Gesù  parla in diverse occasioni. Egli stesso si presenta come il Messia dei “poveri” di cui parla il profeta Isaia, inviato dallo Spirito a portare loro la Buona Novella e la consolazione (Is 61); si dichiara “mite e umile di cuore” come i poveri di JHWH (Mt 11, 29); guarisce i bisognosi nel corpo e nello spirito favorendo l’avvento del Regno di Dio (Mt 12, 28); proclama beati i “poveri in spirito” (Mt 5, 3), cioè coloro che hanno animo da poveri e confidano totalmente nella Provvidenza di Dio. Questa radicale presa di posizione evangelica nei confronti dei poveri – che ha dato origine, nella prassi della Chiesa, all’amore preferenziale per loro – non è però un’utopia e non si trasforma in quella che oggi si chiamerebbe ideologia come pretendevano, nel medioevo, certe correnti di pensiero di tipo manicheo che rasentarono l’eresia ignorando il valore del creato e di tutte le creature. Gesù, invece, non fa che constatare i fatti: ” I poveri li avrete sempre con voi” (Gv 12, 8).

Quindi i poveri del Vangelo, gli anawim dei Salmi,  non sono solo gli indigenti, coloro che per sorte avversa sono privi di beni di fortuna materiali, essi sono anche gli uomini e le donne miti e umili di cuore, poveri di ogni speranza terrena, che confidano solo in Dio e a Lui fanno riferimento in ogni fase della loro vita. Quindi, mi permetto di aggiungere, anche i “cattolici bambini“.

Anche oggi si possono riconoscere questi  poveri: sono quelli che non hanno voce in capitolo nei grandi eventi della globalizzazione che stiamo vivendo, uomini e donne che lavorano, curano le loro famiglie e i loro malati, sopportano il peso della vita quotidiana troppo impegnativa per lasciare il tempo di riflettere e di comprendere il senso delle decisioni, spesso davvero incomprensibili, che i potenti della terra assumono coinvolgendo anche loro. Sono il gregge – metafora biblica che richiama il valore dell’obbedienza di fede –  che spesso però prova la tentazione di  sentirsi “senza il Pastore“, come riconobbe una volta Gesù. Ma sono anche coloro che vivono nell’opulenza dell’Occidente privi di riferimenti sicuri, illusi dalle lusinghe del mondo moderno capace di offrire loro soddisfazioni effimere ma non risposte vere agli interrogativi di fondo che nessuno può eludere: qual è il significato del dolore, del male, della malattia, della morte che continuano a sussistere, nonostante il progresso scientifico? … Valeva la pena di ottenere questo progresso pagato a così caro prezzo? Che cosa ci sarà dopo la morte? …

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