Anti-razzismo estremista alla Bbc. I casi Clarkson e Lowe | Tempi.it

maggio 13, 2014 Redazione

Sotto “processo” il presentatore di Top Gear e uno speaker radiofonico: hanno infranto per sbaglio il tabù razzismo. Boris Johnson: «È un mondo alla Boko Haram»

È stato un fuorionda a incastrare Jeremy Clarkson. Un video “rubato” in cui si vede il celebre presentatore inglese, anchorman del programma tv dedicato ai motori Top Gear, canticchiare una filastrocca molto nota ai bambini inglesi. «Eeny, meeny, miny moe», ripete lo sventurato mentre fa scherzosamente “la conta” tra due automobili. Nemmeno si capisce bene quello che dice Clarkson, più che canticchiare farfuglia. Ma il fatto è che quella canzoncina contiene la parola “nigger”, ormai diventata tabù nell’Inghilterra pioniera del politicamente corretto (irripetibile al punto da essere indicata come “N-word”), e tanto è bastato perché il conduttore britannico finisse sulla graticola. Il paradosso è che Clarkson è famoso proprio per lo stile spiritoso e provocatorio con cui parla di auto veloci e non solo. Ma fare il “maledetto” in diretta tv in funzione dell’audience è un conto, farlo a telecamere spente, evidentemente, è tutt’altra cosa. Clarkson si è dovuto scusare pubblicamente, e per qualche giorno ha rischiato seriamente il posto.

david-lowe-radio-devon-bbcIL CASO DAVID LOWE. Non è raro che la lotta al razzismo in Gran Bretagna degeneri in un moralismo senza pietà. Ne sa qualcosa la Bbc, che di Top Gear è produttrice e ha vissuto il “processo” a Clarkson come un dramma devastante. E che un paio di giorni fa, probabilmente per evitare altre polemiche del genere, ha di fatto cacciato David Lowe, 68 anni, storica voce di Radio Devon. La sua colpa? Aver mandato in onda una canzone del 1930, The Sun Has Got His Hat On, dove compare di nuovo la “N-word”, ancora lei. Non è servito a niente ricordare che nell’epoca in cui il brano è stato scritto quel termine non era affatto considerato razzista. A nulla sono valse le spiegazioni di Lowe, che ha ammesso di essere incappato in un «errore innocente»: allo speaker è stato chiesto di licenziarsi, cosa che lui ha fatto con rassegnazione.

«UN MONDO ALLA BOKO HARAM». Chi non ne può davvero più di questo moralismo inquisitorio è Boris Johnson, sindaco di Londra e giornalista spesso iperbolico, noto per le battute “estreme” e anche per qualche sparata (mesi fa propose di togliere i figli dalle famiglie dei fondamentalisti musulmani). Nella sua rubrica sul Daily Telegraph Johnson ha paragonato le vicende di Clarkson e Lowe niente meno che ai metodi seguiti in Nigeria da Boko Haram. Certo, c’è la non trascurabile differenza che i terroristi islamici africani tagliano gole e bruciano villaggi, ma anche il loro – nota Johnson – è un sistema dove pochi decidono che cosa è “haram”, vietato, pericoloso, e chi supera questa linea è finito, anche se lo fa per sbaglio, farfugliando una filastrocca o trasmettendo una canzone vecchia di un secolo. «Quando i gerarchi della Bbc hanno sentito dell’ultima cantonata, presa da uno speaker relativamente senza importanza di Radio Devon, (…) non importava nulla che fosse un conduttore popolare ed esperto: si sono visti riaccadere tutto un’altra volta. I tweet, le twitstorm, l’incubo dell’infinito hastag “Bbc razzista”», scrive Johnson. E chiude: «Sebbene in maniera moderata, anche noi viviamo in un mondo alla Boko Haram, dove tutto dipende dal furore turbolento della folla di internet, e dove burocrati e politici impauriti sono trascinati da un fiume di indignazione preconfezionata».

viaAnti-razzismo estremista alla Bbc. I casi Clarkson e Lowe | Tempi.it.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.