Armenity** alla Biennale di Venezia il padiglione della memoria armena | Giornale Sentire

Rafforzare la nozione di dislocamento e di territorio, di giustizia e di riconciliazione, di ethos e di resilienza. Parte da questi obiettivi il concept curatoriale di Armenity*, il padiglione che il Ministero della Cultura della Repubblica dell’Armenia  propone alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia coinvolgendo gli artisti della diaspora armena. La curatela è stata affidata a Adelina Cüberyan v. Fürstenberg della Fondazione Bullukian basata a Lione, partner di Armenity*.

Significativo il luogo: il padiglione è collocato al Monastero Mekhitarista dell’Isola di San Lazzaro degli Armeni. Situata tra San Marco e il Lido, di fronte ai Giardini della Biennale, l’isola è il luogo dove il monaco armeno Mekhitar nel 1717 stabilì la sede della Congregazione Mechitarista e dove, in seguito, Lord Byron studiò la lingua armena. L’emblematico monastero di San Lazzaro, con i suoi giardini, l’antica tipografia, il chiostro e la preziosa biblioteca di manoscritti, ha contribuito a preservare uno dei patrimoni più importanti della cultura armena, gran parte del quale altrimenti sarebbe andato perduto.

Sono coinvolti gli artisti: Haig Aivazian, Libano; Nigol Bezjian, Siria/USA; Anna Boghiguian, Egitto/Canada; Hera Büyüktaşçıyan, Turchia; Silvina Der-Meguerditchian Argentina/ Germania; Rene Gabri & Ayreen Anastas, Iran/Palestina/USA; Mekhitar Garabedian, Belgio; Aikaterini Gegisian, Grecia; Yervant Gianikian & Angela Ricci Lucchi, Italia; Aram Jibilian, USA; Nina Katchadourian, USA/Finlandia; Melik Ohanian, Francia; Mikayel Ohanjanyan, Armenia/Italia; Rosana Palazyan, Brasile; Sarkis, Turchia/Francia; Hrair Sarkissian, Siria/UK.

E’ una sorta di adunata “transnazionale” sotto l’insegna di un’identità frammentata e dispersa, ricostruita e rinnovata con il talento di questi artisti, nipoti di coloro che sono sfuggiti al Genocidio Armeno nel 1915,  il primo del XX secolo. Il loro radicato interesse nei confronti dell’identità e della memoria si sovrappone sapientemente alle nozioni di territorio, confine e geografia. Che siano nati a Beirut, Lione, Los Angeles o al Cairo e ovunque essi vivano, questi cittadini globali mettono costantemente in discussione e reinventano la loro armenità.

Indipendentemente dal loro luogo di nascita, ciascuno degli artisti porta con sé la memoria, l’identità e la verità delle sue origini e darà ad Armenity * il proprio punto di vista.
All’evento hanno collaborato fattivamente la famiglia Hrechdakian (principali sponsors di Houshamadyan), la famiglia Harry Babikian, Bruxelles, Fondazione Boghossian, Bruxelles, Fondazione Alliance, Parigi, le Fondazioni Armene di Ginevra e New York, Vahé Gabrache e Jean Altounian di Ginevra.Il catalogo pubblicato da Skira, Milano presenta riproduzioni a colori e testi in inglese e armeno. Sarà pubblicato anche un libro di poesie composto di una selezione di poemi di 12 poeti armeni nati dopo il genocidio armeno e la rivoluzione russa e tradotto in francese dal poeta svizzero-armeno Vahé Godel. Il libro comprenderà un saggio dell’autore e una selezione di traduzioni armene delle poesie.Nel contesto di Armenity, verrano presentati all’Anfiteatro dell’Arsenale dal 5 all’11 settembre una serie di performance, dibattiti e video proiezioni di artisti, poeti e registi indipendenti originari dell’Asia Minore.
maggio 2015

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