Islamabad (Agenzia Fides) – Il rapporto fra le minoranze cristiane del Pakistan (il 2% della popolazione) e il neo Premier Nawaz Sharif, leader del partito “Pakistan Muslim League-Nawaz” (PML-N), inizia in modo problematico. Un nuovo e dettagliato Rapporto sul grave attacco anticristiano di Gojra, avvenuto nella provincia del Punjab del 2009, indica a chiare lettere fra i responsabili alcuni dirigenti della “Pakistan Muslim League-N, all’epoca appena eletta al potere nella provincia del Punjab. Il 31 luglio 2009 una folla di estremisti attaccò il quartiere cristiano di Gojra, devastando e dando alle fiamme 100 case di cristiani, bruciando vive 8 persone, inclusi due bambini, come “punizione di massa”, dopo che tre fedeli locali erano stato accusati di supposta blasfemia.
Il Rapporto, pervenuto all’Agenzia Fides, fu commissionato dal governo del Punjab al giudice Iqbal Hameedur Rehman per studiare come prevenire incidenti come quello di Gojra ed è stato reso pubblico a quattro anni dall’incidente. Il giudice ha intervistato 580 testimoni, tra i quali esponenti politici e funzionari di intelligence. L’indagine indica come complici del massacro diversi membri della Pakistan Muslim League-N e, come indicazione per prevenire future violenze, raccomanda al governo una pronta riforma della leggi sulla blasfemia.
Come riferito nel Rapporto, il presidente del distretto locale della PML-N, Abdul Qadeer Awan, è l’accusatore che registrò alla polizia la denuncia per blasfemia verso i tre fedeli cristiani Mukhtar Masih, Talib Masih e Imran Masih, accusati di aver dissacrato il Corano: è il caso che diede il pretesto per la strage.
Secondo il Rapporto, i servizi di Intelligence, (ISI) sapevano che gruppi estremisti come “Sipah-e-Sahaba” stavano organizzando l’attacco, ma le autorità civili e le forze dell’ordine non hanno fatto nulla per impedirlo. “Il massacro si poteva evitare se l’amministrazione locale della PML-N avesse voluto”, dice Mehboob Khan, capo di un team di inchiesta della Ong “Human Rights Commission of Pakistan”. Il 30 luglio 2009, membri del “Sipah-e-Sahaba” organizzarono una folla che bruciò l’intero villaggio di Korian, sempre per l’accusa di blasfemia. E il giorno del massacro, il 31 luglio, i predicatori di tre moschee locali utilizzarono i loro sermoni del venerdì per chiedere che la comunità cristiana di Gojra – circa 40.000 persone – venisse scacciata. Si riunirono allora – racconta il testo – studenti radicali della vicina città di Jhang, leader e membri della PML-N, predicatori del gruppo “Sipah-e-Sahaba”. La folla, forte di circa 7.000 persone, si diresse poi verso il quartiere cristiano e diede il via al saccheggio. Per i cristiani non ci fu scampo. Il Vescovo John Samuel, della “Church of Pakistan”, a capo della comunità cristiana anglicana di Gojra, nota: “Dato che già si era verificato un attacco, perchè la polizia non ha agito per impedire nuove violenze?”. A pochi minuti dall’attacco, la polizia cercò solo di avvisare i fedeli, invitandoli a fuggire, ma fu troppo tardi. Nessun agente era presente mentre l’attacco veniva perpetrato.
Altro capitolo è quello dell’impunità: 17 persone accusate di omicidio e 113 sospettati di aver preso parte al massacro furono rilasciati dopo pochi mesi, perché i testimoni hanno rifiutato di testimoniare in tribunale. Secondo Peter Jacob, Direttore esecutivo della “Commissione Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, “i testimoni sono stati sistematicamente intimiditi e ridotti al silenzio”. Nel 2010, la famiglia del superstite Hameed Masih, cristiano che aveva presentato una denuncia per omicidio, avendo visto morire i suoi familiari, ha lasciato il Pakistan per le minacce di morte subite. Gli accusati sono stati prosciolti e rilasciati. Inoltre Ahmed Raza Tahir e Muhammad Inkasar Khan, due comandanti di polizia responsabili della gestione della sicurezza a Gojra, sono stati perfino promossi. E il leader della PML-N, Abdul Qadeer Awan, fra coloro che guidarono la folla nell’attacco, è stato eletto nell’Assemblea provinciale del Punjab nelle recenti elezioni.
Negli anni successivi, il governo del Punjab ha ricostruito le centinaia di case bruciate a Gojra. Ma 50 famiglie hanno scelto di lasciare il Pakistan. (PA) (Agenzia Fides 1/6/2013)
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