È la prima volta che una chiesa del Sud del paese viene attaccata. La fede e il lavoro per il dialogo interreligioso di monsignor Ike possono aver infastidito i terroristi.
Dopo che la sua parrocchia nel Sud della Nigeria è stata dissacrata, i fedeli cattolici hanno deciso di vivere «una settimana di preghiera, digiuno e penitenza in riparazione delle offese subite e per la conversione dei propri persecutori», si legge sul sito del parroco, monsignor Obiora Ike, responsabile del dialogo interreligioso.
I FATTI. Il fatto risale a domenica 4 novembre quando gli aggressori sono entrati nella parrocchia di San Leone Magno, distruggendo l’altare, le statue e le immagini religiose, fino a profanare il Santissimo Sacramento. Sui muri della Chiesa gli aggressori hanno scritto frasi contro l’idolatria, producendo il sospetto che i responsabili provenissero dalle chiese protestanti. L’ipotesi più probabile, invece, è che l’attacco sia stato sferrato dall’organizzazione terroristica jihadista Boko Haram, diffusa nel nordest della Nigeria e che quest’anno ha ucciso circa centinaia di persone. L’azione sarebbe servita «a mettere i cristiani gli uni contro gli altri, facendo sembrare che l’attacco fosse interno alle chiese», ha dichiarato al The Sun padre Paulinus Ogara, prete della diocesi.
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