Avete detto “cristianofobia” ?

di Fabrice Hadjadj
traduzione italiana a cura di P. Servida
 
Il filosofo* non nasconde il suo imbarazzo, in quanto cristiano, nel denunciare la “cristianofobia”.

* il suo ultimo volume pubblicato è: “La Foi des démons, ou l’Athéisme dépassé”, edito da Albin Michel.


 
“Se la cristianofobia si esprime rappresentando il Cristo in una situazione umiliante, che dovrei fare del mio crocifisso, che lo rappresenta mentre subisce il supplizio dei malfattori nel puzzo del Golgota ?”
 

La denuncia della “cristianofobia” mi sembra del tutto legittima da parte di un non cristiano.
Questa parola, del resto, venne creata in una forma leggermente differente (“cristofobia”) da un ebreo, Joseph Halevi Horowitz Weiler, titolare della cattedra “Jean Monnet” presso l’università di New York. Per questo specialista in diritto delle istituzioni europee, il Cristianesimo è un’evidenza storica, culturale, temporale perfettamente identificabile. E perciò lui si meraviglia dell’ingiustizia, e ancor più dell’ingratitudine, di cui tale evidenza è vittima in quelle antiche terre cristiane che sono i Paesi europei. Nel suo libro “L’Europe chrétienne ? Une excursion” (Editions du Cerf, 2007, presentato al CMC dall’autore stesso, Claudio Morpurgo, Roberto Formigoni) lui decanta un’Europa che « pur celebrando il nobile retaggio dell’Illuminismo rinuncia alla sua cristo fobia enon prova né paura né imbarazzo nel riconoscere il Cristianesimo come uno tra gli elementi fondamentali per lo sviluppo della sua civiltà.”
Purtroppo un certo laicismo ignora che la parola “laico” è un segno ostensibile nella lingua
francese, essendo un lascito della teologia cattolica: esso si comporta come il figliol prodigo, che dilapida l’eredità dimenticando il Testamento, e finisce per rendersi conto della sua miseria quando si ritrova in mezzo ai maiali.
Per me che sono cristiano, tuttavia, denunciare la “cristianofobia” è cosa molto più delicata.
E’ in gioco per me non solo un patrimonio culturale, ma una realtà vivente, che mi interpella e che mi oltrepassa. Nasce da qui un certo imbarazzo, per quattro ragioni:

– se la lotta contro la cristianofobia si giustifica in nome del preteso rispetto di qualsiasi sensibilità religiosa, bisogna temere che ciò si rivolga contro la stessa arte cristiana. Ammettiamo pure che io possa ottenere dallo Stato l’interdizione della mediocrissima pièce di Rodrigo Garcia, Golgota Picnic; quel che otterrò, alla fine, sarà l’interdizione del capolavoro di Dante, La Divina Commedia. In effetti, per lo stesso motivo, i Musulmani potranno esigerne la censura, poiché in essa Maometto viene rappresentato nel nono cerchio dell’inferno.

– se la cristiano fobia si esprime rappresentando il Cristo in una situazione umiliante, che dovrei fare del mio crocifisso, che lo rappresenta mentre subisce il supplizio dei malfattori nel puzzo del Golgota ? Quando Gesù annuncia per la prima volta che dovrà soffrire molto, per opera dei grandi sacerdoti, che sarà ucciso, e risusciterà il terzo giorno, Pietro s’indigna (ed io con lui!), lo attira verso di sé e lo sgrida dicendo “No, questo non ti succederà!”. Ma Gesù gli risponde: “Vattene, Satana! Tu mi sei di ostacolo, perché i tuoi pensieri non vengono da Dio ma dagli uomini”. (Mt. 16, 21-23). Questo vuol dire che Dio è cristianofobico? Indubbiamente no, ma c’è questo imbarazzante mistero della Croce, dove il Cristo trionfa solo grazie alla sua infinita vulnerabilità, lasciando che il male si esaurisca contro di Lui. Io vorrei estrarre la spada per proteggerlo, ma è Lui stesso che m’impedisce di farlo (Gv. 18, 11).

– se la cristianofobia si riduce ad un rifiuto del Cristo stesso, allora devo confessare che ogni volta che commetto peccato io stesso sono cristianofobico. Quante vanità, dentro di me, rifiutano ancora la Sua Grazia? I Vangeli, peraltro, spostano continuamente il senso dell’offesa contro Dio. Io posso perfino profetizzare in nome Suo, scacciare i demoni, compiere miracoli, ripetere: Signore! Signore! ma nonostante tutto questo Gesù potrà dirmi in faccia: “Non ti ho mai conosciuto, tu che commetti l’iniquità”(Mt. 7,23).
Non sarà quando avrò coccolato la sua immagine dipinta, ma quando lo avrò amato e soccorso nei poveri e nei piccoli che sono il mio prossimo (dall’embrione fino al vecchio malato cronico, passando per il barbone nauseante e il vicino seccante), solo allora lo avrò veramente amato (Mt 25, 31-46).
Io ne sono ancora lontano, e mi dispiace che non abbiamo offerto, davanti al Théâtre de la Ville, un grande banchetto per tutti i poveri del quartiere, sotto uno striscione con la scritta: “Al di là del concetto; il vero volto del figlio di Dio”. Sono certo che Romeo Castellucci vi avrebbe partecipato con gioia, e riconosciuto che tale opera era più grande della sua.

– se la cristianofobia è un fenomeno d’ingiustizia contro i Cristiani, certamente la devo denunciare come ogni ingiustizia, ma nello stesso tempo non me ne posso indignare come se fosse qualcosa di anormale. Il papa Leone Magno nel V° secolo predicava : “la Chiesa non viene sminuita, ma è resa più grande dalle persecuzioni che subisce” (e, al contrario, non verrebbe ingrandita ma sminuita organizzando una guerra santa). La persecuzione non è un ostacolo, ma lo spazio stesso di una testimonianza nella quale l’amore manifesta il suo carattere soprannaturale, poiché si estende fino ai nemici di oggi (perché diventino gli amici di domani).

In fondo, se il Cristianesimo beneficia di una fobia particolare, non è forse perché ci disturba fino ad inquietare il nostro cuore? Questo mi imbarazza, in ultima analisi: il fatto di non provare fobia di fronte alla cristianofobia. Perché il giorno in cui, in questo mondo, i Cristiani verranno trattati esattamente come gli altri, senza esigere da loro qualcosa nulla di più, e senza avere paura di questo “di più” quando si manifesta, sarà ancora peggio: allora il Cristianesimo sarà diventato puramente di questo mondo.

Fonte: http://www.cmc.milano.it/Archivio/2012/Articoli/Hadjadj%202012%20Cristianofobia%20Traduzione.pdf

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