Baci gay per dissacrare la Chiesa

di Tommaso Scandroglio

Più che una mostra pare un monstrum. Ci riferiamo alla mostra fotografica dell’artista Gonzalo Orquìn – allestita a Roma presso la Galleria l’Opera – che interpreta in modo, diciamo così, personalissimo il tema del “bacio degli sposi”. Si tratta di una serie di foto che ritraggono due uomini o due donne che si baciano. Ma in quali luoghi si scambiano queste effusioni? Il bacio gay è scambiato all’interno di alcune chiese di Roma, proprio ai piedi di un Cristo crocefisso o sotto gli occhi di un quadro che ritrae la Santissima Vergine o davanti al Santissimo Sacramento.

Orquìn ama lo sfottò e ci prende pure in giro quando afferma che ha realizzato queste foto “come atto d’amore per la Santa Romana Chiesa”. Naturalmente rispetta così tanto Santa Romana Chiesa che non ha chiesto nessun permesso per scattare simili foto, agendo nell’ombra, come chi sa che la sta facendo grossa. Infatti i baci sono stati rubati dalla macchina fotografica “spesso di primissima mattina, con le chiese deserte, così da non urtare la sensibilità di nessuno. Comunque nessun parroco si è accorto di nulla e non abbiamo mai avuto problemi”. Si fa passare un oltraggio clandestino come atto di tutela della sensibilità altrui e tutto è filato liscio proprio perché nessuno li ha colti in flagrante.

La performance persegue da una parte il fine di dare un quarto d’ora di celebrità a questo fotografo. Astraendo dal caso concreto e parlando in termini generali, è dalla notte dei tempi che gli “artisti” senza arte né parte per farsi conoscere la devono buttare o sull’eros oppure sull’offesa dissacratoria. La Chiesa cattolica, sprovvista nel suo Dna di armi di difesa come la jihad, è la vittima perfetta per simili operazioni di marketing. Tra l’altro, se proprio dobbiamo tentare di dare un giudizio artistico a questi scatti, alcune foto di Orquìn appaiono sfuocate, atre mosse, altre con la luce sbagliata e non certo per creare particolari effetti artistici.

D’altro canto l’operazione ha tutto il sapore di un’ennesima rivendicazione ideologica da parte del movimento omosessualista che vuole ottenere un duplice effetto: promuovere l’omosessualità e irridere i cattolici ferendoli nel loro sentimento religioso. Afferma infatti una delle donne che si è prestata a farsi fotografare: «Mi piaceva l’idea di contribuire a questo messaggio universale, a questo tentativo di riscrivere l’immaginario dell’iconografia dell’album di nozze in un paese senza diritti».

La strategia del mondo gay mutua dal marxismo la struttura ideologica e le modalità attraverso cui tenta di perseguire i suoi scopi. Ci spieghiamo meglio. Se per il marxismo il proletariato doveva disfarsi del capitalismo, così l’ideologia gay combatte la naturalità dell’orientamento sessuale che vede un uomo attratto da una donna e viceversa. Il marxismo tentò di far guerra al capitalismo con la violenza, quella stessa violenza che usano le lobby gay per combattere i propri avversari (si veda tra i molti esempi il recente caso del convegno a Casale Monferrato a cui la Nuova Bussola ha dedicato più di un articolo). Ma la violenza dei modi è occultata, almeno in superficie, con una verniciata di spirito ludico e di sentimentalismo. Nel primo caso ci riferiamo ad esempio ai gay pride, che vogliono apparire festosi, divertenti e scherzosi. Nel secondo caso si tenta di sdoganare l’omosessualità come manifestazione di sentimenti, così come è accaduto per il caso dei baci gay in chiesa. Ma è appunto solo una verniciata perché a guardare queste foto non solo il cattolico ma anche l’ateo di buona volontà percepisce quei baci come un pugno nello stomaco, come un oltraggio al sentimento religioso, come atto denigratorio di un patrimonio culturale condiviso, come soprattutto una ferita inferta a tutta la Chiesa e a Dio stesso. Viene in mente Cristo che così si rivolse a Giuda poco prima di essere catturato: “Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?”. Il carattere offensivo di questa operazione è ammessa dallo stesso Orquìn quando afferma, come abbiamo riportato più sopra, che i suoi baci se fossero stati visti da qualcuno avrebbero potuto provocare scandalo.

Naturalmente le categorie gay friendly che ci vogliono imporre per digerire simili operazioni sono schizofreniche. Da una parte questi scatti blasfemi sono espressione della libertà artistica e di pensiero e meritano addirittura una mostra nella città del Papa, dall’altra invece un convegno scientifico, un libro o una predica che muovano delle critiche all’omosessualità meritano la galera perché discriminatori. Là si chiede rispetto per le diversità, qui si vuole tappare la bocca a chi la pensa in modo diverso. Là si usa del sacro come cassa di risonanza per le proprie provocazioni, qui la sacra parola di Dio che condanna l’omosessualità è da censurare.

Che fare contro questo doppiopesismo gay? Dal punto di vista giuridico il cattolico al fine di tutelare il proprio sentimento religioso ha le armi spuntate. L’art. 402 del Codice Penale che puniva il vilipendio della religione di Stato è ormai abrogato. Difficile qualificare questi baci e le relative foto come “offese ad una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose”, a meno che si intenda il bacio gay come vilipendio addirittura di tutto l’edificio sacro della chiesa e non di solo un oggetto sacro in particolare. Questi scatti non rientrano neppure nella categoria “bestemmia” perché tale illecito amministrativo viene ad esistenza solo tramite “invettive e parole oltraggiose” e non tramite condotte.

Insomma a noi tolgono gli strumenti per tutelare il sacro per darli ad altri al fine di difendere la perversione. E lo spazio di difesa si fa sempre più stretto per il credente mentre quello dell’ideologia di genere si aprirà ad ampi orizzonti se il ddl Scalfarotto sulla cosiddetta “omofobia” diventerà legge. Tutti sono uguali di fronte alla legge, ma i gay un po’ di più.

Fonte: Baci gay per dissacrare la Chiesa.

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