BENEDETTO CROCE – Veneziani: si è sbagliato, la religione non è una cosa privata

INT. Marcello Veneziani sabato 8 dicembre 2012

Nemico del fascismo? Andiamoci piano. Anzi, per un po’ ha creduto che proprio il fascismo potesse fare pulizia. Non c’è dunque solo un Benedetto Croce antifascista, quello che parlava delle «condizioni gravissime e quasi disperate» del Paese dopo il ’43, citato di recente anche dal Capo dello Stato. Perché il Croce liberale è certamente esistito, ma fu un liberalismo multiforme il suo, variamente ispirato, e per questo da spiegare. È nella sua filosofia della libertà che trova posto il ruolo del cattolicesimo: fu proprio la temperie spirituale di un’Europa vittima dell’ideologia nazista a convincere Croce che la religione cattolica aveva ancora qualcosa da dire. Non «dimezziamo» però il filosofo napoletano, dice Marcello Veneziani.

«Quello che metterei in discussione è il ridurre Croce solo ad uno dei suoi aspetti significativi, dimenticando per esempio il ruolo che ha avuto nell’Italia giolittiana, prima che si formasse il fascismo. Il Croce leader morale dell’antifascismo italiano nel nome della libertà e dell’Europa è sicuramente un Croce autentico, ma non è l’unico».

Ci parli dell’«altro» Croce.

Croce è innazitutto un conservatore prima di essere un liberale. È un appassionato cultore e difensore dell’Italia risorgimentale e post-risorgimentale, dell’Italia della destra storica di Silvio Spaventa. Come cultore dell’hegelismo italiano, è molto più a favore di uno Stato forte che di uno Stato assente. Il suo liberalismo non ha nulla a che vedere con la teoria tipicamente anglosassone dello Stato minimo.

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