Boicottare lo share non è peccato

Nel Messico degli anni Venti andò al potere un governo portatore di una stravagante ideologia che era una specie di mix di leninismo, liberalismo e massonismo. Influenzato dall’appena avvenuta rivoluzione bolscevica in Russia e dalla prossimità con gli Stati Uniti protestantico-massonici, il governo messicano si mise in testa che per modernizzare il Paese ci si doveva liberare della sua zavorra cattolica, retaggio del passato spagnolo e palla al piede a scapito dell’auspicato decollo civile ed economico.

L’ingresso del Messico nella modernità laicista fu calato dall’alto con una serie di misure anticlericali, che andarono dal divieto dell’insegnamento religioso nelle scuole a quello per i preti di portare l’abito in pubblico.
Ma i cattolici messicani non erano affatto degli sprovveduti, né degli ignoranti superstiziosi e cavernicoli. Così, si organizzarono e, dopo avere protestato nei tempi e nei luoghi opportuni, dopo aver fatto valere le loro ragioni anche con pubbliche manifestazioni, poiché non ottenevano nulla, passarono a una più efficace forma di protesta: il boicottaggio dei prodotti governativi.

Ritirarono i loro risparmi dalle banche statali, smisero di prendere il treno e perfino di comprare sigari, infliggendo alla casse governative un serio danno. Questa forma di pressione, purtroppo, non sortì l’effetto voluto perché il governo, nel suo intento totalitario, era disposto anche a fare tabula rasa del Messico, così come i giacobini avevano fatto a suo tempo con la Francia («Ridurremo la Francia a un cimitero pur di rigenerarla a modo nostro», era il motto robespierriano del Terrore).

E fu guerra civile, la cosiddetta Cristiada. In Italia, pochi anni prima, i liberali che avevano cacciato i cattolici dalla politica e tolto al papa lo Stato Pontificio, ebbero bisogno del voto cattolico quando si profilò al loro orizzonte lo spettro socialista.
I cattolici, organizzatisi, risposero: daremo il nostro voto solo a quei candidati liberali che rispetteranno i nostri «princìpi non negoziabili». E fu il cosiddetto Patto Gentiloni. I due esempi storici riportati dimostrano che il vero problema dei cattolici è la loro non-organizzazione.

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