CAOS EGITTO/ Isaac leader copto: noi cristiani non permetteremo la guerra civile

INT.George Isaac

Almeno 90 persone sono state uccise ieri in Egitto nel corso della “Giornata della rabbia” indetta dai Fratelli musulmani. Scontri a fuoco sono avvenuti tra la polizia e gli islamisti, la cui manifestazione è subito diventata violenta. I sostenitori di Morsi hanno attaccato un posto di blocco e incendiato il quartier generale dell’azienda di Stato Arab Contractors. Intanto dalle 19 di ieri è entrato in vigore il coprifuoco. “Lo stato di emergenza resterà in vigore per un periodo di tempo limitato, e noi ne abbiamo bisogno perché l’obiettivo dei Fratelli musulmani è scatenare il caos. Il governo ha scelto l’opzione più civile per evitare che la situazione degenerasse”, spiega a Ilsussidiario.net Georges Isaac, uno dei politici cristiani più in vista del Paese, nonché leader del partito Constituent Party di Mohamed ElBaradei.

Davvero non esistono alternative allo scontro tra l’Esercito e i Fratelli musulmani che rischia di provocare una guerra civile?

Non esiste nessun rischio di questo tipo, l’Esercito è molto forte e alle 19 di ieri sera è entrato in vigore il coprifuoco. L’idea di scatenare una guerra civile è molto lontana dalla nostra gente. La maggioranza degli egiziani sono contro i Fratelli musulmani e quindi non esistono due schieramenti di uguali dimensioni che potrebbero portare a uno scontro prolungato.

Molte chiese sono state bruciate. E’ preoccupato per il futuro dei cristiani?

La gente comune di fede musulmana, che nulla ha a che vedere con il partito di Morsi, sta difendendo le chiese ancora di più degli stessi cristiani. Non esiste quindi alcun rischio di uno scontro settario tra i cristiani e i musulmani, perché è un’ipotesi che non fa parte della mentalità della stragrande maggioranza degli egiziani.

Perché la polizia non ha fatto nulla per fermare gli attacchi contro le chiese?

Francamente non lo so. In occasione degli attacchi contro i cristiani di Minya abbiamo in effetti assistito all’inerzia della polizia. Insieme ad altri politici ho protestato per quanto è avvenuto, chiedendo alle autorità di proteggere le chiese contro eventuali nuovi assalti. E’ quanto ci aspettiamo per il prossimo futuro.

Che cosa ne pensa delle dimissioni del suo compagno di partito, Mohamed ElBaradei, in segno di protesta contro l’azione dell’Esercito?

ElBaradei si è dimesso in un momento molto critico per la vita del Paese, mentre avrebbe potuto attendere due o tre giorni prima di lasciare il suo incarico. Nonostante il suo ruolo nella commissione per la Difesa, non ha fatto nulla per impedire il peggio. Mi dispiace quindi per il modo in cui ha rassegnato le dimissioni.

Per quale motivo si è scelta la via della repressione, anziché quella di una mediazione politica?

I Fratelli musulmani hanno rifiutato qualsiasi soluzione politica che era stata proposta loro. ElBaradei ha provato più volte ad aprire un dialogo con i sostenitori di Morsi, ma non è riuscito ad approdare a nulla.

Finora si sono contati oltre 700 morti. Lo ritiene un fatto accettabile?

Chiederemo che sia aperta un’inchiesta da parte della commissione sui Diritti umani. Non ci fidiamo però delle notizie sulla repressione che sono state diffuse dai media.

E’ un dato di fatto che la polizia ha sparato contro i manifestanti …

I manifestanti hanno attaccato gli agenti con le pistole, e la polizia a quel punto si è trovata senza alternative. Lei che cosa avrebbe fatto se si fosse trovato una pistola puntata addosso? La verità è che i Fratelli musulmani non sono più un partito ma una formazione terroristica, e non intendiamo più accettarli nella vita politica del Paese.

Come si spiega che quello che definisce un gruppo terroristico sia riuscito a portare per strada così tanta gente?

Il loro numero è di gran lunga inferiore a quello di quanti sono scesi in piazza contro Morsi il 30 giugno. Ieri abbiamo lasciato che manifestassero loro, ma domani saremo noi a scendere nelle piazze.

Il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, ha chiesto all’ambasciatore egiziano che si abolisca lo stato di emergenza. Come valuta questo intervento?

Lo stato di emergenza resterà in vigore per un periodo di tempo limitato, e noi ne abbiamo bisogno perché l’obiettivo dei Fratelli musulmani è scatenare il caos. Il governo ha scelto l’opzione più civile per evitare che la situazione degenerasse.

Ieri il premier italiano Letta e il presidente francese Hollande hanno parlato della crisi egiziana. Quale può essere il ruolo dell’Ue in questa vicenda?

L’Ue è per forza di cose allineata con la posizione Usa, e non può fare nulla se non seguire i consigli di Obama. Temo quindi che non possa fare nulla per l’Egitto.

Obama ha annunciato la cancellazione delle manovre militari congiunte con l’Esercito egiziano in seguito alla repressione dei giorni scorsi. Come valuta questa decisione?

L’Egitto è uno Stato indipendente e non ha bisogno né di Obama né di altri Stati stranieri. Dopo le dichiarazioni del presidente Usa, il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, ha però telefonato al comandante in capo delle Forze Armate Egiziane, Abdel Fattah el-Sisi, e gli ha detto che tutte le relazioni bilaterali tra due Paesi rimangono così com’erano. Sono fiducioso che qualsiasi problema tra gli Stati Uniti e l’Egitto si risolverà non appena anche Washington si renderà conto di qual è la vera situazione nel nostro Paese e delle colpe di cui si sono macchiati i Fratelli musulmani.

(Pietro Vernizzi)

Fonte: CAOS EGITTO/ Isaac leader copto: noi cristiani non permetteremo la guerra civile.

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