Centrafrica, dopo il massacro i missionari scelgono di restare – Vatican Insider

Pochi giorni fa, almeno 17 vittime in una chiesa di Bangui. Padre Gabriele Perobelli, comboniano: “Sono qui da 16 anni, non ho nessuna intenzione di andarmene”

Davide Demichelis
Roma

Lo hanno chiamato “il massacro di Fatima”. Diciassette morti, forse: “In realtà non sappiamo quante siano le vittime, o i feriti. Hanno portato via molta gente, ma non ci sono informazioni affidabili” commenta sconsolato il parroco, Gabriele Perobelli, missionario Comboniano. Poi però, si riprende: “Noi comunque non molliamo, non abbandoniamo la parrocchia. Io sono qui da  16 anni e non ho nessuna intenzione di andarmene!”.

Mercoledì 28 maggio, alle tre del pomeriggio, un gruppo di uomini armati ha attaccato la chiesa dedicata Nostra Signora di Fatima, a Bangui. E’ una chiesa di frontiera, a 500 metri dalla linea rossa, che la separa dal quartiere del mercato, il PK5, uno dei più pericolosi della città. Un’ora di terrore: “Hanno tirato due bombe a mano contro le porte della chiesa, volevano entrare. Hanno sparato contro la gente, i passanti, gli sfollati che ospitavamo nel nostro terreno. Per fortuna molti erano fuori a quell’ora”. Padre Gabriele era nella casa parrocchiale, quando ha sentito i primi colpi di arma da fuoco: “Volevo uscire, ma i miei parrocchiani mi hanno trattenuto dentro. Samo rimasti tutti rintanati nella stanza da letto, che era piena di gente”. Fra le vittime vi è anche un sacerdote centrafricano, di passaggio, aveva cercato rifugio nella missione.

La parrocchia di Nostra Signora di Fatima è arrivata ad ospitare fino a quattromila sfollati, cristiani e musulmani alla ricerca di un luogo sicuro, protetto dai continui disordini che da più di un anno sconvolgono la vita della Repubblica Centrafricana. Dopo il massacro di Fatima, ne sono rimasti solo 20. Gli altri si sono spostati in altre chiese. “Alla messa dell’Ascensione, giovedì scorso, eravamo più sacerdoti che fedeli” commenta padre Gabriele, e aggiunge: “Le campane le facciamo sempre suonare, regolarmente, prima di ogni funzione. Dopo questo attacco però, i fedeli che seguono la messa da noi sono al massimo una quindicina. Prima erano almeno due o trecento”.

Insieme a padre Gabriele vivono altri tre missionari comboniani: un etiopico, un ugandese e un centrafricano. Sono tutti lì: “Purtroppo la gente è molto arrabbiata, la situazione si sta ingarbugliando sempre di più. L’unica cosa che possiamo fare è pregare perché le cose cambino”, commenta il sacerdote.

Dopo il massacro di Fatima a Bangui vi sono state manifestazioni contro il governo e scontri, con almeno tre morti e una decina di feriti. La popolazione protesta perché non si sente protetta, né dal governo, né dai militari francesi della missione Sangaris, né dalla quelli africani della Misca.

Fonte: Centrafrica, dopo il massacro i missionari scelgono di restare – Vatican Insider.

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