Che fine hanno fatto i politici cattolici? Com’è possibile che solo 30 deputati si sono opposti al divorzio breve? |ioamolitalia.it

Ali di Libertà

 

I dati delle recenti elezioni, se letti con attenzione, al di là della facile euforia di certi numeri, dimostrano che il successo elettorale del Partito Democratico alle elezioni europee e amministrative, indubbio, è comunque inferiore in termini assoluti ai 14 milioni di voti che il PD prese nelle elezioni politiche del 2008, quando pur perse le elezioni.

Sta di fatto che i cosiddetti “moderati” (o, secondo una dizione preferita da altri, i “conservatori”, detto però nel significato più corretto del termine) esistono e hanno dimostrato di non riconoscersi – oggi, a differenza che nel recente passato – in alcun partito, in quanto non ne trovano alcuno che ponga i princìpi di fondo di carattere etico, i valori non negoziabili, quale cavallo di battaglia della propria politica e dei propri impegni con gli elettori e con la società italiana.

Sconcertante – tanto per fare un esempio recente e forte – il quadro politico-parlamentare che ha fatto da scenario alla votazione sul divorzio breve, la quale è avvenuta senza l’opposizione di alcun partito, a eccezione dei Popolari per l’Italia, che hanno votato contro come gruppo; complessivamente, grazie all’opposizione isolata, a titolo (eroicamente) personale, di alcuni parlamentari contro il proprio stesso partito, hanno votato contro il divorzio sprint soltanto trenta deputati, i quali hanno messo le proprie convinzioni morali al di sopra del partito stesso, oramai divenuto un contenitore vuoto, vuoto in tutti i sensi.

Qualcuno dice che tale tipo di riferimento non sarebbe determinante, a fronte dei più urgenti e corposi argomenti di carattere economico: orbene, senza negare forza a questi ultimi, resta la sensazione, altrettanto corposa, che tale tipo di elettorato sia autenticamente disorientato a fronte di questa fuga in avanti, sui determinanti temi etici – i quali incidono negativamente sulla società e sulla cultura e le mutano in senso radicale -, vedendo che le forze politiche che fino a non tanto tempo fa si sarebbero “messe di traverso” per impedire certe vittorie delle forze disgregatrici, oggi cercano di segnalarsi in gran parte facendo da compagne di strada degli avversari sulla via della demolizione dei valori non negoziabili (pensiamo al Family Day del 2007, non è passato un secolo…: chi c’era, e con che verve, e oggi invece?)

E con la liberticida legge Scalfarotto, che succederà? Forse siamo ancora in tempo…

Altro tema di forte impatto, la difesa della scuola libera: l’Italia oggi costituisce un paradosso europeo e mondiale, con una legge di parità (la 62 del 2000) che chi ha governato per anni l’Italia come partito “cattolico” ha lasciato fare a un ministro comunista, e che è, tuttavia, ininfluente in mancanza di decreti attuativi, cosa che in paesi ben più laicisti del nostro non accade e che sta mettendo in crisi tante scuole non statali e tante famiglie, a fronte del mancato riconoscimento del cospicuo risparmio che lo Stato fa grazie alla scolarizzazione libera, a fronte anche di tanti pregiudizi al riguardo. È il trionfo, oltre ogni attesa, della rivoluzione culturale teorizzata da Antonio Gramsci: “La cultura è il centro della rivoluzione – scriveva l’intellettuale comunista nel primo «Quaderno dal Carcere» – L’egemonia culturale si costruisce attraverso la scuola”, e noi assistiamo da tempo ai tentativi di imporre in Italia un’egemonia culturale di stampo sostanzialmente anticattolico e anti-naturale.

Occorre dunque che le forze autenticamente contrarie a questo processo di disgregazione sociale e culturale procedano unite e decise, in modo da fare un autentico servizio all’Italia e da poter finalmente intercettare (e, ci auguriamo, soddisfare con un’azione politica coerente) l’elettorato “moderato” o “conservatore”, smettendo la sequela di questioni di terz’ordine, rinunciando a squallide divisioni interne, deponendo la voglia di piacere a tutti i costi per essere alla page sulle questioni “di moda”, praticando l’onestà e l’autentico interesse per il bene comune.

Una chimera? Non crediamo. I più lucidi osservatori di tali processi ci ricordano la “lezione italiana” di quando il Paese scampava miracolosamente dal compromesso storico e poi riusciva a non cedere di fronte al terrorismo comunista, una “lezione” sempre capace di significatività per gli Italiani attenti e non facili né al compromesso né alla disperazione.

 

di Maurizio Dossena 16/06/2014

Fonte: Che fine hanno fatto i politici cattolici? Com’è possibile che solo 30 deputati si sono opposti al divorzio breve?.

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