Chi conta i cristiani d’Egitto | Mediterranea

Nell’Egitto del post-rivoluzione le questioni aperte non si contano: dalle forti tensioni sociali in un contesto democratico ancora molto debole al rischio di un’involuzione sui diritti delle donne, messi sotto attacco dai gruppi islamici più estremisti che stanno collaborando alla scrittura della nuova Costituzione. Ciò che qualcuno in questi giorni ha avuto la discutibile idea di contare, invece, riguarda un altro argomento scottante, e cioè il numero dei copti che vivono nel Paese. L’esatta consistenza della comunità dei cristiani egiziani, negli ultimi 25 anni, non è mai stata determinata con il supporto di dati oggettivi, il che ha sempre lasciato campo libero a stime (la più “politicamente corretta” parlava del 10% della popolazione) ma anche a “sparate” strumentali, più o meno generose a seconda dell’appartenenza comunitaria o degli interessi di chi le faceva.

Qualche giorno fa, tuttavia, a creare un putiferio è stata la dichiarazione del generale maggiore Abu Bakr al-Guindi, presidente dell’Agenzia centrale per le pubbliche statistiche (Capmas), che in un’intervista televisiva ha dichiarato – per l’appunto – che il numero dei cristiani egiziani non supera le 5.130.000 persone, su una popolazione di 83.150.000. E ha spiegato che «i copti tendono ad avere il tasso più elevato di emigrazione e quello più basso di natalità».

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