Chiesa che è nell’Islam

Gregorios III Laham: ”gran parte della cultura cristiana è musulmana e viceversa”

“Quando sento dire che dobbiamo introdurre la democrazia in Siria, io rispondo che non ce n’è bisogno”. Sua beatitudine Gregorios III Laham, patriarca di Damasco, ha aperto così, ieri pomeriggio a Roma nell’aula Pio XI del Palazzo San Calisto, l’incontro su “Musahala. I cristiani siriani e il ministero della riconciliazione” organizzato dalla fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”.

Dove tutti sono uguali. Secondo le statistiche, in Siria, finora, “sono state 30mila le vittime della più grande guerra in termini di bugia e ipocrisia”, ha detto il patriarca che guida 350mila fedeli. Nel panorama del mondo arabo, “la Siria è il Paese meno povero, benché senza petrolio, con meno analfabetismo”, e basti pensare che nel “civile” Egitto a non saper leggere e scrivere è il 50% della popolazione, “gli ospedali e l’insegnamento nelle scuole sono gratuiti, il commercio è libero, la donna pure, e partecipa alla vita politica, sociale, religiosa ed economica. Dal 2012, con la crisi, sono nati dodici partiti, abbiamo una nuova costituzione, un business bancario, l’economia è molto sviluppata. Quello siriano è uno stato socialista laico credente, migliore di molti stati europei che non vogliono riconoscere le loro radici cristiane. La Siria è un Paese in cui tutti sono uguali, musulmani, cristiani. È l’unico stato musulmano senza religione di stato, e il primo ministro è pure un cristiano”.

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