Chiese dismesse, tra night e balere | Libertà e Persona

di Giacomo Galeazzi (VaticanInsider)

di Giacomo Galeazzi (VaticanInsider)

Trent’anni dopo, la «profezia apocalittica» di «Joan Lui» è ormai cronaca. Nel film di Adriano Celentano, per contrappasso blasfemo, una chiesa barocca diventa la balera «Il tempio», con tanto di crocifisso e tabernacolo sovrastati dalla consolle del dj e dal bancone dei barman in paramenti liturgici. La crisi di fondi e di vocazioni ha portato numerose diocesi italiane ed europee a vendere a privati o enti locali edifici di culto sconsacrati. Una dismissione tutt’altro che indolore per la sensibilità religiosa dei fedeli che da un giorno all’altro hanno assistito alla riconversione in sale ricevimenti, sedi di banche, negozi o, addirittura, locali a luci rosse di antichissimi ex monasteri, abbazie, santuari.

Come esempio di «uso improprio» il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, indica una basilica sconsacrata in Ungheria, ora trasformata in un night club, dove di sera sull’altare avviene lo spogliarello. Ma l’elenco è sterminato. A Milano, Santa Teresa, costruita nel 1694, è divenuta una biblioteca multimediale: computer, sedie e scrivanie invece di incenso e rito ambrosiano. A Cupramontana, in provincia di Ancona, è andata decisamente peggio all’Eremo delle Grotte, conosciuto come «Frati Bianchi» dal candido saio indossato dai Camaldolesi che lo abitarono per cinque secoli, come racconta in pagine memorabili lo scrittore Luigi Bartolini, autore del romanzo «Ladri di biciclette».

Un insediamento religioso che ha dato i natali a intere congregazioni monastiche e che ha accolto santi e i fondatori dell’ordine dei Cappuccini, oggi, tra distributori automatici di snack e bevande, può essere prenotato per cene sociali e degustazioni di vini. Poco lontano, invece, la sala capitolare della Badia di Sant’Emiliano in Congiuntoli, edificata dai benedettini nel X secolo, è stata ridotta ad allevamento di animali da cortile. Un po’ come accaduto a Bruxelles: Santa Caterina, per «costi di gestione troppo elevati», è stata derubricata a mercato coperto di frutta e verdura. Da luogo-simbolo di fede a bazar.

Per chi cerca atmosfere spirituali gli ex conventi sono l’ideale come strutture ricettive. Un convento di 650 metri a Panzano in Chianti è stato restaurato e offerto per 2,3 milioni di euro. In Campania, ad Olevano sul Tusciano, con 90 mila euro si compra un ex convento. Nell’ex chiesa milanese di via Piero della Francesca (oggi dancing «Gattopardo») si balla fino al mattino. A Volterra ha cambiato destinazione d’uso una pieve dell’ottavo secolo, ad Asti la settecentesca Confraternita di San Michele che può vantare la frequentazione del giovane Vittorio Alfieri. La romanica San Nicolò, nel cuore medievale di Jesi, è «set» di sfilate di moda e mostre-mercato del cioccolato.
Madonna della Neve, a Portichetto di Luisago in provincia di Como, è divenuta officina per le auto. A Genova Santa Sabina è sede di una banca. A Bologna Santa Lucia è diventata un’aula universitaria. A Salerno San Gregorio è una galleria d’arte. All’Aquila San Filippo Neri è un teatro. Il fenomeno è «global». In Gran Bretagna 50 mila chiese sono diventate negozi, ristoranti, uffici. E l’Italia non è da meno. Ex chiese ristrutturate con angolo cottura. Immerse in contesti bucolici, panoramiche sul mare o sfarzose. O loft chic. Sconsacrate, passate di mano, materia per architetti e designer. Un trend censito dal portale immobiliare.it.

«Non è solo questione di decoro o di buon gusto, ma anche di sensibilità verso la religione – osserva il cardinale Giovanni Battista Re -. Occorre vigilare sulle trasformazioni improprie e rispettare tracce di religiosità e simboli di storia del cristianesimo». Dunque non si può fare ciò che si vuole degli edifici sacri: neppure dopo la sconsacrazione. Di tutt’altro parere il re dei night club Peter Gatien, che per le sue discoteche «Limelight» ha scelto un’ex chiesa di New York e un presbiterio londinese del ’700. «In Inghilterra ho visto un’ex chiesa tramutata in piscina – racconta il teologo salesiano Manlio Sodi -. Per far fronte alle necessità economiche, i vescovi, soprattutto in Francia, tolgono la sacralità ad antichi luoghi di culto ma prima di venderli dovrebbero verificare quale impiego intendono farne gli acquirenti».

Si tratta, aggiunge il direttore della «Rivista liturgica», di «un’emergenza culturale», quindi servono «soluzioni concordate con le autorità civili per impedire che proseguano simili scempi a un patrimonio di tutti». All’incanto non può finire la fede né «i luoghi che l’hanno trasmessa per generazioni». Dov’era il Santissimo, niente «sacro sballo». Ad absidi e navate non si attagliano tavoli da biliardo e luci stroboscopiche. Il battistiero e la collegiata non siano «location» per nottambuli.

fonte: vaticaninsider.lastampa.it

 

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Fonte: Chiese dismesse, tra night e balere | Libertà e Persona.

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