Claire, la donna che diventò cristiana nei campi di Pol Pot – Vatican Insider

La storia di questa esule cambogiana, raccontata in un libro, approda al Festival Biblico di Vicenza

Giorgio Bernardelli

Il “Dio degli Occidentali” lei – insegnante di filosofia cresciuta in un ambiente buddhista – l’ha incontrato passando attraverso la prova dei campi di rieducazione di Pol Pot. Dopo che i khmer rossi le avevano ucciso suo marito e suo fratello, in quella follia che tra il 1975 e il 1979 ha causato 2 milioni di morti in un Paese di meno di 8 milioni di abitanti. E’ la storia di Claire Ly, esule cambogiana che oggi approda al Festival Biblico di Vicenza per la parlare di “Fede in dialogo: io, ponte tra le culture” (l’incontro è in programma alle 17,30 al Palazzo delle Opere Sociali e verrà trasmesso in streaming sul sito www.festivalbiblico.it).

Ponte tra culture, perché lo sbocco del cammino travagliato di questa donna – che dal 1980 vive in Francia, dove ha incontrato il cristianesimo – è proprio un’esperienza in cui l’incontro con Gesù non  disprezza ma si pone piuttosto in un dialogo continuo con le proprie radici buddhiste. Ed è quanto Claire Ly racconta nel suo ultimo libro “La mangrovia”, tradotto in Italia dalla Pimedit, che l’incontro di Vicenza vuole presentare: la narrazione di un viaggio immaginario di Ravi e Somaya, due donne cambogiane che vivono esuli in Francia e ritornano nel proprio Paese dopo tanti anni.

Ravi rimasta buddhista e Somaya che ha abbracciato il cattolicesimo. Due donne che dialogano tra loro lasciandosi interpellare entrambe dal dramma vissuto, nelle quali non è difficile scorgere in controluce proprio l’esperienza personale di Claire Ly. Espressa in maniera efficace dall’immagine della mangrovia, la pianta che cresce all’incrocio tra le acque dolci e quelle salate.

“Nel male assoluto il Dio degli Occidentali si è fatto presenza”, riassume lei la sua storia. “Chiusa nella sofferenza non riuscivo a fare posto agli altri. Finché Lui non mi ha fatto prendere coscienza che appartenevo ancora a un’umanità. Per due anni avevo passato il mio tempo a insultare il Dio degli Occidentali, perché lo ricollegavo al marxismo che ha travolto il mio Paese: è un’ideologia nata in Occidente, non nel mondo buddhista. Così quando i khmer rossi, al termine della rieducazione, hanno deciso che da borghese ero diventata finalmente una compagna contadina, gli ho detto al Dio degli Occidentali: sto qui in silenzio, adesso aspetto il tuo applauso. Ma proprio allora ho iniziato a scoprire che quel silenzio era abitato da Qualcuno”.

Un percorso che l’ha condotta al Battesimo nel 1983. Ma sempre con la convinzione che quelle sue radici buddhiste non fossero un’esperienza accidentale. “In Francia ad esempio, anche nella vita cristiana, ho trovato tante parole, tanto rumore pure – racconta -. Così la mia anima buddhista mi diceva: torna al silenzio, perché Gesù Cristo è oltre le nostre parole”. Di qui l’immagine della mangrovia: “Come discepoli di Gesù siamo chiamati a farci ponte tra culture e tradizioni – conclude Claire Ly -. Del resto Gesù ce lo ha detto: lui ci attendi in Galilea, cioè al crocevia tra le nazioni”.

Clicca qui per leggere un brano del libro di Claire Ly “La mangrovia”)

www.missionline.org/index.php?l=it&art=4900

Fonte: Claire, la donna che diventò cristiana nei campi di Pol Pot – Vatican Insider.

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