Confessioni di un ex terrorista, arruolato con l’Isis | Tempi.it

settembre 23, 2014Leone Grotti

 

Un uomo che voleva combattere contro Assad ha finito per arruolarsi nelle brigate jihadiste dello Stato islamico. Fuggito, ha raccontato il suo inferno

 

 

I jihadisti dell'Isis a Raqqa, Siria

 

Quando nell’ottobre del 2013 Sherko Omer (nome di fantasia per ragioni di sicurezza) è partito da Halabja, nel Kurdistan, alla volta della Siria per combattere Bashar Al Assad, pensava di unirsi ai ribelli siriani e invece si è ritrovato tra le fila dello Stato islamico. Prima di pentirsi e riuscire a scappare alla fine di febbraio ha visto le atrocità dei jihadisti a Raqqa ed è stato indottrinato secondo le regole del Califfato. Ha raccontato la sua storia a un cronista di Your Middle East.

 

isilDECAPITARE LE GALLINE. Nel campo dove è stato addestrato insieme ad altri, in Turchia, «ci si esercitava a decapitare le persone facendo pratica con le galline e altri animali. Io però non ho mai fatto cose del genere perché hanno scoperto che ero un tecnico professionista e mi hanno assegnato a mansioni tecniche, addestrandomi solo ad usare pistole e armi leggere. Non ho mai combattuto e questo è il motivo per cui alla fine mi sono salvato».

 

«72 VERGINI IN PARADISO». Omer spiega che durante l’addestramento i jihadisti si sono rivelati «gentili e rispettosi fornendoci cibo, vestiti e armi. (…) Ci hanno anche detto che [con il nostro comportamento] ci stavamo assicurando un posto in Paradiso». Alle nuove reclute veniva anche detto che «come martiri avremmo avuto 72 vergini ciascuno in Paradiso e avremmo potuto salvare dall’inferno molti nostri cari». Ma le donne non riguardavano solo l’aldilà: «Spiegandoci il Corano ci hanno detto che tutte le donne non musulmane che avremmo fatto prigioniere sarebbero state nostre mogli secondo la volontà di Dio».

 

donne-occidente-islam-jihadSESSO PER IL JIHAD. Infatti, continua, «durante il jihad (…) è permesso avere rapporti sessuali con le prigioniere, anche se sei già sposato. Puoi comprare e vendere tutte queste donne. (…) Ci sono anche musulmane che si offrono per i jihadisti e questo viene chiamato “Sesso per il jihad” e in questo modo anche loro si guadagnano il Paradiso. Ad ogni modo, queste donne erano soprattutto a disposizione dei comandanti, non dei normali jihadisti».

 

STUPRARE LE INFEDELI. Omer, che afferma di «non aver mai fatto niente del genere», racconta di aver assistito a molte scene di questo tipo: «Gli emiri e i comandanti dello Stato islamico si vantavano di andare con le donne considerate infedeli, non musulmane o colpevoli di apostasia contro la loro volontà. Questo accadeva ad esempio alle donne cristiane a Raqqa dopo che i loro mariti erano stati pubblicamente decapitati».

 

CRISTIANI PERSEGUITATI. Omer è stato assegnato dopo il suo addestramento «alle comunicazioni» nella città di Raqqa, dove lo Stato islamico ha instaurato il suo primo centro del califfato. Racconta l’ex terrorista: «Una volta ho visto sei jihadisti ordinare a una donna cristiana e a sua figlia di diventare loro mogli. La figlia avrà avuto 12 o 13 anni. Ho provato a dire loro che per l’islam costringere le donne a sposarsi è vietato e che le bambine non possono essere toccate in periodo di guerra. Allora mi hanno puntato le loro armi in faccia e mi hanno detto di andarmene. Sono stato portato in una corte della sharia e il giudice ha detto che mi sbagliavo perché a 13 anni non si è più bambini, principalmente perché Maometto aveva sposato sua moglie Aisha quando aveva solo 9 anni. Mi ha accusato di non avere fede» e «sarei potuto finire in carcere, sanzionato con pene molto dure se il mio comandante non fosse arrivato a salvarmi».

 

siria-islam-crocifissione-raqqa-cristiani«UCCIDEVANO PER NIENTE». Questo episodio ha convinto Omer a scappare, anche se «non l’ho fatto subito perché sono un codardo e avevo paura di essere decapitato. (…) Contrariamente a come agivano nel campo di addestramento in Turchia, a Raqqa i jihadisti giocavano a fare Dio: erano cattivi, arrestavano e uccidevano la gente per niente». Quando «ho assistito alla decapitazione pubblica di un soldato dell’esercito curdo siriano Ypg ho deciso di rischiare [e scappare]. (…) Quando il suo collo era stato troncato a metà gli avevano versato il sale sopra per farlo soffrire ancora di più».

 

«PURO ORRORE». L’occasione di fuggire è arrivata quando è stato dislocato a nord di Serekaniye, città curda, passando di nuovo attraverso la Turchia «che ha chiuso un occhio per farci passare, essendoci molta cooperazione tra turchi e Stato islamico». Quando il suo campo base è stato attaccato dall’esercito curdo Ypg si è arreso subito, «gridando in curdo. Loro hanno accettato la mia resa» anche perché hanno creduto che «non avessi mai combattuto. Grazie a Dio e all’Ypg ora sono scappato fisicamente, ma Raqqa torna ancora a spaventarmi nella mia mente perché quello che ho visto là è stato puro orrore».

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