Il cristianesimo che verrà

Le statistiche ci dicono che il cristianesimo dei prossimi anni avrà il suo baricentro nel sud del mondo. In Europa, al contrario, proseguirà il declino numerico della comunità cristiana e sarà sempre più bassa la percentuale dei fedeli praticanti. Uno scenario nuovo che sfida le chiese storiche.

Nel 2050 ci saranno all’incirca tre miliardi di cristiani. Di questi solo un quinto saranno occidentali, bianchi e del primo mondo. «Presto l’espressione un “cristiano bianco” comincerebbe a suonare come un curioso ossimoro, leggermente sorprendete, tipo un “buddhista svedese”». È la previsione – meglio la «proiezione» – di Philip Jenkins, autore di un volume, La terza chiesa (Fazi editore 2004), che descrive gli scenari del cristianesimo alla metà del nostro secolo. Il metodo di ricerca è quello delle proiezioni statistiche rapportato ai tassi di crescita delle popolazioni: quella di Jekins è insomma un’ipotesi la cui consistenza è in relazione diretta con l’affidabilità delle proiezioni statistiche sulla crescita demografica. Le cose potrebbero andare diversamente, quindi, ma per quello che possiamo prevedere oggi nei prossimi decenni potremmo assistere a cambiamenti di eccezionale rilievo nella mappa della geografia religiosa mondiale. L’unico paese occidentale in cui si prevede una robusta crescita della comunità cristiana sono gli Stati Uniti, che dagli attuali 225 milioni potrebbero passare nel 2050 a 330. Per il resto le grandi crescite si realizzeranno in Brasile (da 164 a 195), in Messico (da 93 a 145), nelle Filippine (da 77 a 145), in Nigeria (da 50 a 123), nella Repubblica Democratica del Congo (da 34 a 121). In altre parole, cinque dei sei paesi al mondo con oltre cento milioni di cristiani, si collocheranno nel Sud del mondo.

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