Congo, morti e feriti alle “marce dei cattolici” – CR – Agenzia di informazione settimanale

03/01/2018

Due giorni dopo la sanguinaria repressione delle “marce dei cattolici” anti-Kabila, non autorizzate, ma egualmente promosse domenica scorsa a Kinshasa ed in altre città della Repubblica Democratica del Congo, il bilancio stilato dall’Onu parla di almeno 5 morti, gli organizzatori della protesta parlano invece di 12 morti e centinaia di arresti, la Polizia di 2 soltanto e di meno di una decina di feriti. Le manifestazioni di protesta sono state indette per reclamare l’applicazione integrale dell’accordo detto «di Santo Stefano», ad un anno dalla firma, giunta sotto l’egida della Conferenza episcopale congolese.

Il testo prevedeva, tra l’altro, una gestione condivisa del Paese ed una proroga di un anno della presidenza di Joseph Kabila, il cui secondo e ultimo mandato costituzionale scadeva il 19 dicembre 2016, ma la nomina di un successore si è fatta attendere e non sono state attuate neppure le misure previste per agevolarla, nonostante i ripetuti appelli giunti dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu e da altri partner internazionali del Paese.

Ad affrontare i manifestanti, “armati” solo di canti, Bibbie e rosari, erano presenti in massa esercito e forze di polizia, accusati d’aver fatto ricorso ad una violenza sproporzionata, in particolare a brutalità ed estorsioni presso la parrocchia di San Kizito a Kingabwa: scene filmate e diffuse anche su You Tube dalle televisioni locali; tuttavia, secondo il generale Sylvano Kasongo Kitenge, comandante di Polizia nella capitale, i militari avrebbero fatto «soltanto il loro dovere» ed eseguito gli ordini del governo, diversamente sarebbero considerati dei «ribelli». Le loro armi comunque non avrebbero provocato nemmeno feriti, anzi avrebbero a suo dire «evitato il peggio», mentre l’uso della forza sarebbe stato limitato a casi isolati. Il generale Kasongo Kitenge ha dichiarato al periodico Jeune Afrique di aver personalmente informato il card. Laurent Monsengwo della scarcerazione di tutti gli arrestati, tra cui anche dodici chierichetti. Dei video mostrerebbero poliziotti lanciare dei gas lacrimogeni nelle chiese, dove si sarebbero registrati diversi morti, un fatto definito «grave e inaccettabile», se confermato, dal generale Kasongo Kitenge, che ha assicurato l’apertura di indagini in merito e la punizione dei responsabili, una volta accertati. Analogamente, egli ha parlato di inchieste in corso circa le violenze verificatesi presso la parrocchia di Kinshasa: lo stesso generale avrebbe liberato il parroco dalla furia degli scontri. «Questi atti intollerabili non resteranno impuniti», ha concluso. Dal canto suo, il presidente Joseph Kabila si è limitato ad invitare la popolazione a pazientare e ad attendere con calma le elezioni.

 

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